Attualità e politica

Ance lancia l’allarme sull’edilizia giudiziaria

L’emergenza giustizia, in Italia, è anche emergenza materiale: aule fatiscenti, tribunali decadenti, palazzacci diroccati che richiederebbero un’opera profonda di ristrutturazione e ammodernamento.

Ad accendere i riflettori sulla necessità di “costruire” giustizia, nel senso letterale del termine, sono i costruttori dell’Ance che, con il loro presidente Gabriele Buia, hanno invitato il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ad un confronto con avvocati e magistrati per imprimere, se si riesce, una svolta: basta rinvii, si ponga mano a un piano nazionale di edilizia giudiziaria per i circa 926 immobili in gestione al ministero di via Arenula.

Alcune delle segnalazioni sulle aule di tribunale messe in evidenza da Ance

Grazie allo studio curato da Ance, e presentato insieme al direttore dell’Agenzia del Demanio Antonio Agostini e al numero uno dell’Anci Antonio Decaro, scopriamo che attualmente manca una banca dati sugli immobili giudiziari, in altre parole, in assenza di un’anagrafe pubblica dell’edilizia giudiziaria, nessuno possiede informazioni puntuali sulle caratteristiche delle strutture in piedi. Nel frattempo, si moltiplicano i casi di crolli e incidenti (l’ultimo episodio “eccellente” è accaduto al tribunale di Catania quando una lastra di marmo si è staccata dal soffitto e ha colpito al piede l’avvocato Giulia Bongiorno mentre assisteva il super imputato Matteo Salvini nel procedimento Gregoretti).

Un aiuto potrebbe arrivare da una quota dei 209 miliardi destinati all’Italia nell’ambito di Next Generation EU. Il Piano nazionale per la ripresa e la resilienza, tra le varie missioni, include la transizione ecologica e digitale, la mobilità, l’equità sociale e la salute.

In questi anni, le difficoltà di raccordo con i Provveditorati alle Opere pubbliche, insieme alle lungaggini nelle fasi di progettazione e affidamento dei lavori, hanno complicato ogni tentativo di svecchiare l’esistente. Secondo Ance, il 70 percento delle cause di blocco di opere è costituito proprio dal groviglio di procedure a monte della gara.

“Più che una better regulation si è introdotta una vera e propria deregulation – commenta Edoardo Bianchi, vicepresidente di Ance – Per carità, certe misure, come la nuova disciplina del danno erariale o dell’abuso d’ufficio, vanno nella giusta direzione di premiare il fare ma alcune norme sui lavori pubblici rischiano di alterare per sempre la concorrenza e la trasparenza del mercato”.

Redazione

 

 

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