Il divario tra Italia ed Europa del tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro aumenta nel tempo (dai circa 11 punti del 2018 al 12,5% nel 2023) mentre la quota delle donne imprenditrici rispetto al totale è di circa il 30 per cento. In questo contesto il terziario si conferma la «casa dell’imprenditoria femminile» tanto che «il 68% delle imprenditrici italiane opera in questo settore», come afferma Anna Lapini, presidente nazionale di Terziario Donna Confcommercio nell’intervista che apre il secondo focus di Radiocor in collaborazione con il fondo For.Te. dedicato a donne, imprenditoria, competenze e Meridione. (Sole 24 Ore)
Dai dati di Confcommercio emerge inoltre che l’incidenza delle donne imprenditrici sul totale degli imprenditori (donne e uomini) è maggiore nel terziario di mercato (36,2%) rispetto al totale economia (30,6%). Un altro segnale positivo per un comparto che ha storicamente raggruppato settori privilegiati per l’imprenditoria femminile sono quelli dei servizi alla persona, ristorazione e turismo e commercio tradizionale. Ora, tuttavia, assistiamo a uno spostamento verso le professioni, specialmente verso quelle “nuove”. Inoltre, la pandemia da Covid-19 ha accelerato la trasformazione digitale di molte aziende, portandole a sperimentare nuove modalità di organizzazione del lavoro.
Manca ancora fra le imprenditrici un pieno utilizzo di strumenti tecnologici più mirati: le imprese femminili rispetto a quelle maschili investono meno nel cloud per la gestione dei dati aziendali (20,4% rispetto a 22,8%) e in sicurezza informatica (15,3% rispetto a 18,3%), ma i divari si azzerano per l’e-commerce. In generale, nel triennio 2017-2019, le imprese femminili operanti nel terziario che hanno investito nel digitale sono state l’8,5% (percentuale simile nelle imprese maschili), ma salgono al 13,7% nel periodo del Covid-19 (14% delle maschili) per poi diminuire leggermente al 13% nel triennio 2022-24 (18,3% maschili).