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No alla messa alla gogna dei turisti di Pasqua. La svolta è il vaccino

Eh no, la messa all’indice degli italiani che hanno osato immaginare una Pasqua all’estero è inutile e dannosa. Inutile perché chi ha acquistato un biglietto aereo e prenotato un hotel all’estero difficilmente cambierà programma perché il governo ha deciso di modificare le regole in corso d’opera, a pochi giorni dalle festività (insomma gli italiani partiranno ugualmente, si sottoporranno al tampone al rientro e in molti violeranno l’obbligo dei cinque giorni di quarantena). Sbagliata perché abbiamo tutti voglia di tornare a vivere, l’Odissea Covid prosegue da oltre un anno, il precedente governo ci aveva promesso una Pasqua libera dopo un Natale in lockdown, e invece siamo ancora al punto di partenza. E’ sbagliato intrappolare gli italiani in casa o nella propria regione senza alcuna attinenza con l’andamento aggiornato della curva epidemiologica: come si fa a decidere a marzo che l’Italia resterà zona rossa (e arancione) per l’intero mese di aprile? Le misure dovrebbero essere ponderate su base locale, seguendo l’andamento della curva epidemiologica: dove le cose vanno meglio si devono riaprire le attività, bar, ristoranti, musei, teatri, cinema. Con regole e controlli possiamo tornare a vivere. A forza di restrizioni e allarmismi invece regaliamo turisti alla Spagna e alla Grecia che, non a caso, hanno avviato una campagna commerciale a dir poco aggressiva.

Purtroppo la campagna vaccinale non è ancora decollata: i numeri sono aumentati da quando il premier Mario Draghi si è insediato a Palazzo Chigi, la curva delle dosi giornaliere somministrate ha preso a salire, viaggiamo intorno alle 250mila inoculazioni al giorno ma per ottenere un vero cambio di passo dovremmo raddoppiare i numeri. E’ merito di questo governo se medici di base e farmacisti potranno vaccinare, è merito di questo governo se finalmente è passata l’idea che bisogna vaccinare ovunque e a ogni ora del giorno e della notte, altro che primule. Finalmente anche in Italia possiamo contare sugli anticorpi monoclonali, una cura efficace per guarire dalla malattia. Eppure in una fase in cui poco più di tre milioni di persone, pari al 5,3 percento della popolazione italiana, risultano vaccinate con la doppia dose, i morti non calano. E la notizia è ancora più triste se pensiamo che la Gran Bretagna, con una percentuale di popolazione vaccinata di poco superiore alla nostra, ha avviato un piano graduale di rientro alla vita normale e, soprattutto, ha azzerato i morti.

Forse che l’Italia vaccina le persone sbagliate? In molte regioni d’Italia si è proceduto per categorie “prioritarie”, decise di volta in volta in base a criteri opinabili: qualcuno ha dato la precedenza agli avvocati, qualcun altro ai professori universitari, e poi i giornalisti vuoi mettere? Sia chiaro: ognuno ha una buona ragione per pretendere il vaccino in tempi rapidi. L’assenza di una definizione chiara di priorità, eredità del precedente governo, ha incentivato la corsa alla “corsia preferenziale”, e nell’Italia di Guicciardini il particulare ha preso il sopravvento sul resto. Poi è arrivato Mario Draghi a mettere ordine nella babele dei raccomandati del vaccino: “Alcune regioni trascurano i loro anziani in favore di gruppi che vantano priorità probabilmente in base a qualche loro forza contrattuale”, ha detto il premier. Basta particolarismi, la vaccinazione deve seguire un unico criterio: l’età. Adesso però c’è da correre con le inoculazioni, e la carenza di vaccini a causa delle oggettive difficoltà nell’approvvigionamento non può diventare l’alibi per ulteriori ritardi e tentennamenti.

Vaccinateci, e subito. Mettiamo in sicurezza i nonni e i fragili (pazienti oncologici, dializzati, trapiantati etc), soltanto così la conta quotidiana dei morti diventerà un brutto ricordo.

Annalisa Chirico

Redazione

 

 

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