Attualità e politica

Vaccini, 800mila dosi usate per gli uffici amministrativi della sanità

Nelle prime settimane dopo il V-day, stabilito simbolicamente per tutta l’Europa per il 27 dicembre, l’Italia sembrava essere partita bene con le vaccinazioni, ma non è più così. Gli altri paesi hanno cominciato ad accelerare mentre da noi al contrario è stato messo il piede sul freno, e insieme a noi anche la Francia.

Il Corriere della Sera analizza l’andamento dei due paesi: noi abbiamo vaccinato con una dose il 6% della popolazione, mentre il paese di Macron circa il 5,9%.

I paesi europei generalmente non informano della distribuzione delle dosi in base all’età, a differenza proprio di Roma e Bruxelles che hanno fornito i dati. Da questi emerge che la Francia ha inoculato una dose a circa 900mila over 70 in più rispetto a noi (almeno 485mila in più nella fascia 70-79 e almeno 406mila in più tra gli 80enni).

Lo scarto sta sicuramente nella diversa strategia: l’Italia ha privilegiato le categorie socio-sanitarie per permettere che il sistema non andasse in tilt, mentre la Francia ha dato precedenza ai più anziani. Ma la differenza non sta tutta qui.

Gli autori Fubini e Ravizza mettono in evidenza che in Italia i settantenni, che rappresentano il 10% della popolazione, hanno ricevuto il 3,7% delle dosi mentre i ventenni, che sono il 10% dei cittadini, hanno ricevuto il 10% delle dosi.

I punti di incongruenza non sono solo questi: fino a ieri al personale socio-sanitario sono stati destinati 2,25 milioni di dosi quando secondo i dati Istat tutto il personale sanitario, pubblico e privato, è fatto di 725mila operatori. Per vaccinarli tutti, anche con la dose di richiamo, servivano quindi 1,4 milioni di dosi.

Ma allora le 800mila dosi eccedenti dove sono finite? In parte sembrerebbero essere state destinate a professionisti che lavorano con il mondo sanitario, un’altra parte agli iscritti agli ordini ma in pensione e una buona parte agli uffici amministrativi della sanità, pubblica e privata. A discapito quindi degli anziani, che sono la categoria più fragile e che rappresentano l’86% delle vittime di Covid in Italia.

Redazione

 

 

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