Attualità e politica

Gentiloni: “Non possiamo restare indietro. Con Draghi l’Italia può farsi valere in Europa”

“Non possiamo restare indietro. Dobbiamo evitare gli errori fatti nella crisi del 2008 e non tarpare le ali alla ripresa, ma anche rendere i nostri piani di sostegno più mirati agli investimenti innovativi e di non sprecare un euro su attività improduttive, soprattutto nei paesi a più alto debito come l’Italia”, a parlare è Paolo Gentiloni, già presidente del Consiglio e attuale commissario europeo all’Economia.

“Un’Italia virtuosa può spostare gli equilibri interni all’Ue. Un’Italia più concentrata sulle riforme strutturali per una crescita sostenibile e meno disattenta alla dinamica del debito, all’instabilità finanziaria, allo spreco di denaro pubblico”, afferma Gentiloni in una lunga intervista a La Stampa.

“L’effetto Draghi conta molto. E l’azione del suo governo, che va esattamente in questa direzione, è fondamentale perché ricrea fiducia nel Paese e aiuta a superare le eventuali resistenze degli altri Stati membri sui meccanismi di riforma del Patto. Questo è un fattore importantissimo a Bruxelles, ma se mi permette lo è anche a Roma. Il nuovo governo ha ora le carte in regola non solo per farsi accettare, ma anche per farsi valere in Europa. È una differenza notevole”.

Sul Recovery Plan, l’Italia è ancora indietro sulla presentazione del piano, ma il commissario sottolinea che non è la sola, anzi è uno dei 20 Stati membri su 27 che hanno proposto bozze provvisorie: “Anche noi, in Italia, dobbiamo renderci conto che questo è un grande momento. Parlo di coloro che per decenni si sono abituati a subire l’Europa come una matrigna corrucciata attenta solo ai decimali e il cosiddetto “vincolo esterno” come un incubo, una gabbia, una camicia di forza. Ora, per la prima volta dopo 15 anni, l’Europa del Recovery Plan diventa anche per i più scettici un motore per lo sviluppo e un asset per l’Italia. Il tempo stringe, ma anche in questo caso il governo Draghi ha il profilo giusto e una base parlamentare adeguata a compiere questi sforzi ulteriori. La scelta del Mef è razionale e facilita il lavoro di Bruxelles”

Con i mercati con spread a quota 80, “restiamo uno dei Paesi a più alto debito. È chiaro che in un ambiente di tassi di interesse bassi o negativi e di acquisti straordinari da parte della Bce l’allarme si ridimensiona e il problema diventa assai più gestibile. Il livello del debito nella media Ue è pari al 102% del Pil. L’Italia è al 160. Vuol dire che occorreranno politiche di sostegno all’economia che non si traducano in debito permanente”.

Sulle politiche di sostegno, Gentiloni sostiene che sia più pericoloso ritirarle troppo presto che troppo tardi: “Capisco le proteste delle categorie. E sussidi e ristori servono eccome, in emergenza. Ma mentre gestiamo l’emergenza dobbiamo cominciare a pensare anche a come si finanziano l’idrogeno pulito o i semiconduttori”.

La Rinascita è adesso e bisogna curare le ferite del passato e investire sul futuro: “Usciremo dai lockdown, l’onda della domanda compressa in questi lunghi mesi tornerà a crescere e diventerà impetuosa, riportando migliaia di miliardi di risparmi finora congelati dentro l’economia reale. Dovremo essere bravi a cavalcare quest’onda, a sfruttare bene questa potente voglia di rinascita”.

Sul rapporto dell’Unione Europea con le altre forze mondiali, Gentiloni sostiene: “Il carattere stesso della pandemia, che include tutti, ha mutato il terreno di gioco: il ruolo della scienza è diventato fondamentale, la Ue è tornata in scena come attore indispensabile, la democrazia si è rivelata un bene prezioso anche rispetto ad altri regimi autocratici, che pure assurgono a modello nei momenti in cui lo Stato assume una funzione centrale. Finalmente dopo Trump torna l’idea che Stati Uniti ed Europa siano alleati che condivisi dono gli stessi ideali e gli stessi valori. Questo non vuol dire che torna l’America del secolo scorso. Ma per le nostre democrazie è un’altra bella ventata d’aria nuova”.

Sulle politiche restrittive e autoritarie di Cina e Russia, nell’intervista a La Stampa il commissario spiega: “L’Europa ha scelto il doppio binario, alternando fasi di dialogo e misure severe, a partire dalle sanzioni. Certo che quando la Russia attacca i nostri principi l’Europa deve reagire. Allo stesso modo, l’Unione non può fare da spettatrice inerte quando la Cina pretende di allargare la sua influenza in aree per noi sensibili come l’Africa e il Mediterraneo”.

Sull’emergenza numero uno di questi mesi, la campagna vaccinale, l’Europa procede ancora a rilento, a fronte di Israele e Gran Bretagna che hanno investito molto di più con risultati nettamente superiori. “Non lo nascondo, siamo consapevoli che sul piano delle disponibilità dei vaccini siamo indietro rispetto agli Stati Uniti, anche se siamo avanti alla Cina e alla Russia. Finora abbiamo acquisito 2, 6 miliardi di dosi. Abbiamo comprato vaccini da 7 case farmaceutiche, di cui 3 già autorizzati ed è ora possibile che a marzo se ne aggiungano altre 2. Resto convinto che l’obiettivo di vaccinare entro l’estate il 70% della popolazione adulta sia ambizioso ma raggiungibile”.

Redazione

 

 

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