Attualità e politica

Bergamo, la Wuhan d’Italia, dove ancora mancano i vaccini

Bergamo è stata la città più colpita d’Italia dal Coronavirus con 6.500 vittime ufficiali in 10 mesi, anche se spesso gli amministratori locali fanno riferimento ad altre stime secondo cui i morti sono oltre 10mila. Nonostante questo nella Wuhan d’Italia, che ha registrato 2,71 decessi ogni 100 contagiati Covid, numero molto più alto della media italiana di 2,23, la campagna di vaccinazione non è ancora partita, se non per quei pochi casi straordinari del V-Day.

Come racconta Repubblica, le persone da vaccinare sono 30.181, la prima tranche sarà tramite vaccino Pfizer/BioNTech, che sarà inoculato prioritariamente a operatori sanitari (24.404) e ospiti delle Rsa (5.770). Al momento però all’ospedale Papa Giovanni XXIII mancano ancora i vaccini.

La regione aveva disposto che la vaccinazione sarebbe cominciata l’11 gennaio, ma poi anticipata al 7 gennaio e dopo ancora al 5 gennaio. Ben undici giorni dopo lo spot del Vaccine Day. Il tutto alimentato dalle dichiarazioni dell’assessore Giulio Gallera che ha affermato “non faccio rientrare i medici dalle ferie per fare i vaccini nei giorni di festa”.

Negli ospedali si prevede che saranno inoculate 200 dosi di vaccino al giorno delle 7.020 fornite a settimana secondo il piano del commissario Arcuri. I tempi per immunizzare le oltre 30mila persone previste si prospettano molto lunghi.

Per quanto riguarda le Rsa, il direttore socio-sanitario del Papa Giovanni XXIII Fabrizio Limonta ha specificato che non sarà il personale ospedaliero a somministrare le dosi. “Dal 18 di gennaio le dosi verranno consegnate in frigoriferi portatili per essere custodite a una temperatura dai 2 a gli 8 gradi e somministrate entro 5 giorni dal personale delle Rsa”, afferma a Repubblica.

Il problema è la mancanza di risorse umane. Lo sostiene Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei medici di Bergamo: “Le parole di Gallera si commentano da sole. È chiaro che scarseggiano le risorse umane. Scarseggiano perché non si sta facendo quello che va fatto”. Gli fa eco Renata Colombi, responsabile del pronto soccorso del Papa Giovanni XXIII “Qualcuno se la sta prendendo comoda. Come a marzo. Quando dicevamo che a Bergamo stava scoppiando l’inferno ci dicevano di stare tranquilli. Come è finita, lo sappiamo”.

Redazione

 

 

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