Attualità e politica

Castellucci chiese di intervenire sulle barriere antirumore

Nel processo mediatico le intercettazioni si pubblicano à la carte, e nel caso di Giovanni Castellucci l’accurata selezione serve a corroborare una tesi soltanto: colpevole, fino a prova contraria.

A proposito dei pannelli fonoassorbenti, al centro dell’inchiesta che ha condotto agli arresti domiciliari dell’ex gran capo di Atlantia, Tomasi, attuale ad di Aspi, ricorda di essere venuto a conoscenza delle criticità delle barriere Integautos su un tratto della A14, nel genovese, nell’estate del 2017 e di aver prontamente informato Castellucci già il 3 agosto, che gli ha subito richiesto di trovare soluzioni adeguate.

Quando Tomasi apprende che il problema delle barriere antirumore poteva non limitarsi al singolo tratto genovese (relativo a sessanta dei tremila chilometri di rete gestita da Aspi) ma estendersi all’intera regione e oltre, decide di incontrare Berti e Donferri, rispettivamente ex responsabile manutenzioni e direttore centrale operativo dell’azienda. “Mi dissero, anche in termini un po’ coloriti, che era loro competenza e di non fare il primo della classe. Io riferii che mi era stato indicato da Castellucci di effettuare degli approfondimenti. A quel punto – prosegue Tomasi come riportato sul Foglio in edicola – non ricordo bene che cosa mi risposero ma ritengo che abbiano detto una cosa del tipo sai che Castellucci fa così ma comunque rimane di competenza nostra e lo vogliamo fare noi”.

Non soltanto l’amministratore delegato si interessa direttamente di una questione tecnica che in qualunque grande azienda è demandata ai diretti responsabili, ma i diretti responsabili – Berti e Donferri – tentano di arginare l’“invadenza” dell’ad notoriamente incline ad esercitare un controllo serrato sull’operato anche dell’ultimo addetto. Quel “sai che Castellucci fa così” smentisce il presupposto del teorema accusatorio, vale a dire la negligenza del manager che invece.

“E’ un’inchiesta strumentale che riversa nell’ordinanza stralci di intercettazioni captate nell’ambito di un altro procedimento, quello di Avellino, dove l’Ingegnere è stato assolto”, commenta l’avvocato Carlo Longari che lo difende. Quanto all’“influenza” che Castellucci avrebbe seguitato a esercitare all’indomani della cessazione dei suoi incarichi, sembra a dir poco scontato che un manager del suo rango, che ha trasformato la vecchia Autostrade in un leader mondiale delle infrastrutture, possa contare su una vasta rete di conoscenze. Quando il governatore della Liguria Toti lo chiama, l’allora ad di Atlantia interessa il presidente del gruppo, Cerchiai, e con lui incontra il commissario straordinario di Carige, Modiano; alla fine non se ne fa nulla perché “il piano industriale era patrimonialmente debole e la possibilità di salvare la banca dubbia”.

Quanto a Lufthansa, i rapporti con i vertici della compagnia tedesca risalgono a prima della fuoriuscita dal gruppo e proseguono anche dopo che l’ipotesi di un coinvolgimento nel salvataggio di Alitalia sfuma. Diverso con i Benetton: scomparso Gilberto, i rapporti con la famiglia si sono azzerati, se non per la vertenza in corso per i 13 milioni di euro di buonuscita. Eppure, per i magistrati Castellucci sarebbe ancora in grado di “reiterare il reato”: per influenzare chi e cosa? Non si capisce ma lui resta sigillato in casa, e il Covid non c’entra.

Redazione

 

 

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