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Lo smart working diventa ‘south working’

45mila persone sarebbero ‘fuggite’ dalle regioni del Nord Italia per tornare nelle loro residenze al sud. Lo dimostra un’indagine commissionata dalla Svimez a Datamining, che ha analizzato 150 aziende del centro-nord.

Emerge un fenomeno di “south working“, con circa il 5% dei due milioni di meridionali che hanno trovato lavoro al nord e che in questi mesi hanno deciso di lavorare, in modo agile, dalla propria città natale.

I motivi sarebbero una riduzione del costo della vita e il taglio alle spese dell’alloggio. I lavoratori potrebbero così usufruire delle loro abitazioni originarie, senza dover pagare continuamente affitti dispendiosi. I datori di lavoro, dal canto loro, sono preoccupati per un minor controllo sui propri dipendenti e sui possibili rischi di sicurezza informatica.

L’analisi di Svimez tiene conto solo delle aziende con 250 (o più) dipendenti, lasciando fuori la fetta di tutte le piccole e medie imprese, che farebbero così aumentare i “south worker” a 100mila unità.

Oltre al fenomeno del south working, tutte le grande città si sono comunque svuotate. A Milano, tra luglio e settembre, sono andati via oltre 4mila residenti, mentre Roma ha perso 5mila abitanti, con un incremento di 3mila residenti nei borghi della provincia romana.

Redazione

 

 

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