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La psicosi contro AstraZeneca. Perché questa Europa è unfit to lead the Europeans

In una vicenda ancora da chiarire in cui s’intravvede la scia lunga di guerre commerciali tra vaccini diversi per nazionalità e prezzo (competitivo il costo di Astrazeneca, 2,8 euro a dose, molto più basso di Pfizer e Moderna), resta l’amarezza per la cultura del sospetto che prende il sopravvento sulle ragioni della scienza. Le case farmaceutiche sono spesso il bersaglio di campagne denigratorie a buon mercato, ma stavolta la salute globale rischia di pagare un prezzo troppo alto. Rallentamenti, rinunce, rinvii hanno un costo in termini di vite umane. Contro il virus esiste un’arma soltanto: il vaccino. Sarebbe sufficiente mettere in sicurezza gli over 80 e le categorie fragili per registrare un calo verticale di decessi e ricoveri. Per recuperare la “libertà” che, come ha detto Ugur Sahin, lo scienziato turco-tedesco pioniere, con la moglie Özlem Türeci, della tecnologia mRna, è “la possibilità di decidere da soli cosa fare”. Entrambi gli scienziati si sono espressi contro l’obbligo vaccinale perché “ognuno deve decidere per sé”.

Dopo la bollinatura di Ema circa l’efficacia e la sicurezza del vaccino Astrazeneca, adesso arriva anche uno studio Usa, condotto su 32.449 volontari, da cui emerge che il vaccino AZ è efficace al 79 percento nel fermare i sintomi del Covid e al 100 percento nell’evitare gravi complicanze dell’infezione. Non risultano problemi di sicurezza per quanto riguarda i coaguli di sangue. Il vaccino si è dimostrato ben tollerato e il comitato indipendente per il monitoraggio e la sicurezza non ha riscontrato un aumento del rischio di trombosi e nemmeno eventi di trombosi venosa cerebrale.

Nello scacchiere globale le nuove testate nucleari si chiamano “vaccini” e in questo quadro emerge l’inarrestabile declino dell’Europa, con un unico vaccino, Astrazeneca, oggetto di una tambureggiante campagna mediatica che, con l’avallo di governi e istituzioni europee, è giunta al punto di sospenderne la somministrazione per alcuni giorni. Gli Usa eccellono con la produzione di tre vaccini molto quotati (Pfizer, Moderna, Johnson&Johnson) mentre Russia e Cina concludono accordi internazionali per delocalizzare la produzione degli antidoti inventati in casa (Sputnik e Sinovac). L’Europa attende, cincischia, temporeggia, alla fine si scusa.

Le scuse sono giunte dal vicepresidente esecutivo della Commissione Frans Timmermans: “E’ vero che sono stati commessi degli errori nella ordinazione dei vaccini, a Bruxelles, come negli Stati membri”. Prima di lui, si è scusata pubblicamente la presidente Ursula von der Leyen: “Siamo stati troppo ottimisti sulla produzione di massa e siamo stati troppo sicuri che le quantità ordinate sarebbero state consegnate in tempo utile”, ha detto a febbraio. Già ad aprile dello scorso anno, nel pieno della prima ondata, la presidente von der Leyen si era scusata con l’Italia per il trattamento riservato dall’Ue.

Ma la vicenda Astrazeneca è oltremodo emblematica del masochismo europeo. Anziché difendere l’unico player di marca europea che, con l’Università di Oxford e l’Irbm di Pomezia, ha messo a punto in tempi record un vaccino contro il coronavirus, un gran numero di paesi europei si sono accodati alla Germania che, in seguito ad alcuni casi “sospetti”, ha sospeso unilateralmente la somministrazione. Il governo italiano, per bocca del ministro della Salute Roberto Speranza, si è accodato a questa scelta scellerata che ha scatenato panico globale con inevitabili conseguenze in termini di rinunce e disdette. L’incertezza delle agenzie del farmaco, da Ema ad Aifa, non ha aiutato. La psicosi ha vinto sulla scienza.

Annalisa Chirico

Redazione

 

 

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