Internazionale

La Libia divisa tra le forze di Erdogan e quelle di Putin

La Libia è divisa tra le forze russe e quelle turche, che agiscono in modo diverso: le prime con uno sguardo al futuro, le seconde in modo più istintivo. Repubblica ha raccolto le informazioni di satelliti commerciali e fonti aperte e ha ricostruito la distribuzione delle due potenze sul territorio libico.

La Russia ha preso possesso nell’area attraverso i mercenari della Wagner, lasciando nell’ombra le operazioni militari. Sono presenti in undici città, si sono stabiliti prima in Cirenaica e poi in tutti i centri più strategici del Fezzan, inclusa Ghat. Controllano anche un giacimento da tre miliardi di barili di petrolio. I russi hanno una dozzina di caccia Mig-29 e bombardieri Sukhoi 24 che sorvolano sopra sette aeroporti. L’obiettivo è raggiungere al Sahel e l’Africa Centrale, terra ricca di materie prime. Non appena gli americani entrano in Libia, subito sono intercettati dai rader russi, così come i droni turchi. La barriera più efficace in cielo è costituita dai semoventi Pantsir: undici attivi con missili terra-aria pronti al lancio e veterani ai comandi. Mosca nega tutte le indiscrezioni sulla portata missilistica per mantenere un basso profilo e non allarmare la Nato.

L’operazione più imponente è il Vallo di Putin, una linea tracciata nel deserto con un fossato profondo un metro, la cui estensione aumenta ogni 48 ore e che permette di smascherare eventuali incursori. Il Vallo di Putin stabilisce in modo netto il confine tra la Cirenaica filo-russa e la Tripolitania filo-turca.

Come racconta Repubblica, la Turchia di Erdogan agisce, invece, su due punti cruciali: la base navale di Al Khums e l’aeroporto di di Al Wattiya. Nel primo, gli istruttori addestrano la guardia costiera libica (compito che prima spettava agli italiani) per istruirla al servizio delle forze turche. L’aeroporto, invece, ha consentito dalla scorsa estate ben 64 voli dalla Turchia dei grandi cargo Airbus A-400, che trasportano personale e armi.

Ciò che emerge dall’analisi di Repubblica è che Erdogan e Putin sono interessati a mantenere il controllo dell’area per le risorse petrolifere e controllano infrastrutture, porti e gasdotti.

Se si guarda al blocco navale, il Mar Mediterraneo è sotto lo scacco turco. Davanti a Tripoli e Misurata ci sono continuamente le fregate di Erdogan, così come intorno a Cipro. Altri tre sottomarini controllano poi le acque tra Creta e Libia.

Sarà da capire quale sarà l’orientamento di Joe Biden, dopo che con il suo predecessore gli americani hanno abbandonato l’area contesa. La Francia sembra voler interrompere lo sbarramento turco, mentre in Italia staremo a vedere quale sarà l’orientamento del governo Draghi.

Redazione

 

 

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