Internazionale

La strategia della Cina: vaccino cinese come ‘bene pubblico’ nei paesi poveri

Il governo di Pechino continua la sua opera di capovolgimento della narrazione: il virus che ha colpito tutto il mondo e ne ha cambiato totalmente la vita è nato in Cina e da lì, con l’omertà delle autorità locali, si è diffuso per tutto il mondo. Eppure ad oggi è proprio il Dragone ad uscirne più forte, con ancora più alleati. “Nella distrazione degli altri, ne esce con più alleati e vassalli che mai”, afferma Fubini sul Corriere della Sera.

Mentre infatti i paesi più ricchi, in testa l’Ue, procedono con gli ordini delle dosi di vaccino alle aziende che lo hanno già finalizzato, o che sono in fase di sperimentazione, a soffrirne sono i paesi più poveri. Basti pensare che l’Ue ha opzionato fiale per tre volte la sua popolazione e il Canada per otto. Il programma Covax dell’Organizzazione mondiale della sanità ha proprio l’obiettivo di garantire due miliardi di dosi ai paesi più in difficoltà, che non sono in grado di fare ordini massivi, ma per ora ne ha raccolti soltanto un decimo.

In questo panorama, la Cina si sta insinuando sempre di più, figurandosi come la ‘salvatrice’ di paesi in Africa o in Sudamerica. Sta mettendo a disposizione i suoi tre vaccini delle aziende Sinopharm, CanSino e Sinovac, che sono tutti efficaci ma meno testati.

Per prima cosa, ha condotto test su migliaia di persone in ben sedici paesi, dal Brasile all’Indonesia, e avviato una campagna di informazione secondo cui i vaccini cinesi diventeranno un bene pubblico. Ha proposto poi ai governi dei prestiti per acquistare le dosi e firmato contratti con, per citarne alcuni, Marocco, Kenya, Turchia, Bahrein, Malesia, Filippine, Cile, Brasile e Perù. Così facendo, si accerchia di numerosi alleati e vassalli, per l’appunto.

Redazione

 

 

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