Economia

Export, arriva la spinta dal Centro-Sud: +3.2% in tre mesi

Il made in Lazio conquista sempre di più gli Usa. La pressione dei dazi e la necessità da parte americana di importare dall’estero beni e servizi prima dell’avvio della nuova politica tariffaria, ha finito per aiutare non poco l’economia della seconda regione italiana. L’Istat ha calcolato che nei primi tra gennaio e marzo dell’anno in corso (non a caso prima del “Liberation day” del 2 aprile) le imprese del territorio hanno visto letteralmente schizzare verso l’alto il proprio export negli Stati Uniti: +126,4 per cento rispetto allo stesso trimestre del 2024. Ma nelle vendite del Lazio – che complessivamente hanno superato i 9 miliardi di valore nel primo trimestre e sono salite a livello tendenziale del 16,9 per cento – va registrato anche un boom verso i Paesi dell’area Opec, in crescita del 256 per cento. (Il Messaggero)

Dall’inizio dell’anno la domanda estera sembra sorridere al sistema Italia (+3,2 per cento nelle esportazioni). Con le nostre aziende che, contemporaneamente, stanno rafforzando il loro posizionamento negli Stati Uniti e trovando nuovi mercati di sbocco. Al riguardo nella sua indagine su base regionale, l’Istat ha registrato «una dinamica congiunturale positiva per tutte le ripartizioni territoriali, seppure con intensità diverse». Infatti a dare maggiore lustro al made in Italy sono soprattutto le produzioni del Sud e delle Isole – che a livello congiunturale salgono del 9,8 per cento – e quelle del Centro (+5,4). Più contenuta le performance di due aree storicamente esportatrici come Nord-est (+2,8 per cento) e Nord Ovest (+1,4 per cento). Sul versante settentrionale vanno registrati i balzi in avanti, a livello tendenziale, di Friuli (+26,1 per cento) e Valle d’Aosta (+11,8), mentre la Lombardia non va oltre il +1 per cento, il Piemonte vede calare l’export del 3,5 e il Veneto dell’1,2.

Tornado alla fortissima risalita del Lazio – ma le stesse tendenze si registrano nel resto del Centro Italia – il traino principale in termini di volumi è dovuto all’aumento delle vendite di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici, che sono aumentate +23,7 per cento. Questo settore garantisce un export del valore di 14 miliardi di euro, per il 40 per cento diretto negli Stati Uniti. Ma in crescita ci sono anche altre comparti: i prodotti dell’estrazione di minerali da cave e miniere segnano un +34,6 per cento ;il manifatturiero un +18,9; i prodotti in legno (esclusi i mobili) un +18, gli alimentari un +15,9. In negativo invece le vendite estere dell’automotive – su questo versante si sconta la crisi Stellantis e le ripercussioni sullo stabilimento di Cassino – dei prodotti petroliferi raffinati (-27,5), dei mobili (-26,7), della carta e dei prodotti di stampa (-22,2).

Redazione

 

 

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