A mettere un altro tassello cruciale per il Polo Tecnologico della Subacquea è certamente una delle priorità sul tavolo di Fincantieri nelle ultime settimane con l’aria che tira sulla sicurezza globale. Ed è per questo che il gruppo pubblico, che ha già un forte asse di collaborazione con Leonardo, ha messo nel mirino i droni sottomarini che Saipem potrebbe decidere di dismettere a breve. Un dossier preciso, secondo quanto ricostruito da Bloomberg, che sarebbe dietro la trattativa preliminare con al centro alcuni asset nel settore della robotica e della subacquea avviata da Saipem in vista della fusione con la norvegese Subsea 7 SA. Il 25 settembre sono in calendario le assemblee per la fusione che porterà alla creazione di un colosso con un portafoglio ordini da 43 miliardi di euro, ma resta ancora il nodo dei paletti Antitrust, come anche il capitolo cruciale degli asset strategici italiani da blindare. (Il Messaggero)
Secondo fonti informate riportate dalla stessa Bloomberg, infatti, il governo italiano starebbe svolgendo un ruolo preciso nel processo, proprio per garantire che certi asset considerati strategici, soprattutto sul fronte della sicurezza, rimangano all’interno del Paese. In corso ci sono colloqui davvero preliminari, sia chiaro: potrebbero anche fallire. E questo perché Saipem sta valutando attentamente tutte le opzioni in campo, dalla portata di un’eventuale cessione all’ipotesi di avere un partner forte per una joint venture. Le attività in questione fanno parte della divisione Robotics & Industrialized Solutions di Saipem e includono anche i veicoli cosiddetti “unmanned”, cioé controllati da remoto. Saipem sta provando a risolvere il nodo del controllo ora, per evitare che l’Italia imponga in seguito limitazioni legate a questioni di sicurezza.
I rappresentanti di Saipem, Fincantieri e del governo non hanno rilasciato dichiarazioni a riguardo. Ma data la natura dual-use del suo business subacqueo, prosegue Bloomberg, uno scorporo potrebbe aiutare Saipem a superare l’esame del governo italiano sul suo piano di fusione con Subsea7 nella seconda metà del prossimo anno. In base alla regola del golden power, il governo ha il potere di imporre condizioni sugli accordi che coinvolgono asset strategici italiani. E Fincantieri, controllata dallo Stato, sarebbe una scelta naturale almeno per una parte degli asset di Saipem, visto che sta sviluppando la nuova divisione subacquea. Verrebbe inoltre soddisfatto l’obiettivo del governo di garantire che gli asset chiave per la sicurezza rimangano in mani italiane.