Parte da Ottana, nel cuore della Sardegna, il viaggio di una tecnologia italiana che si sta ritagliando un ruolo sempre più di primo piano nell’accumulo energetico di lunga durata e nella transizione energetica globale. È ormai operativo il primo impianto commerciale dell’azienda Energy Dome, fondata da Claudio Spadacini, che nelle scorse settimane ha anche firmato un accordo strategico con Google. Il colosso dell’hi-tech, che ha anche investito direttamente nella società, ha infatti scommesso sulla CO₂ Battery, che utilizza l’anidride carbonica come fluido di lavoro per garantire energia pulita, sicura e sempre disponibile, superando i limiti di intermittenza di solare ed eolico. (Sole 24 Ore)
L’impianto di Ottana, realizzato bonificando un’ex area industriale, ha una potenza di 20MW, una capacità di 200MWh, e potenzialmente in grado di erogare in rete circa 73GWh in un anno. «La realizzazione ha coinvolto imprese e manodopera locale, generando milioni di euro di indotto e rilanciando un’area dismessa», rimarca il ceo Spadacini. Dal punto di vista energetico, la CO₂ Battery consente di alimentare fino a 16mila famiglie, abbattendo i costi della rete e garantendo servizi di stabilizzazione. Gestita in partnership con Engie tramite un contratto di offtake, la batteria opera con cicli di carica e scarica che rispecchiano le esigenze della rete, dimostrando la propria flessibilità sia in ambito industriale che residenziale.
«In parallelo – spiega Spadacini – Energy Dome sta lavorando allo sviluppo di una pipeline nazionale di circa 2 GWh, concentrata principalmente tra Centro e Sud Italia. L’obiettivo è cogliere le opportunità offerte dal nuovo meccanismo di approvvigionamento della capacità di stoccaggio elettrico (Macse) e contribuire alla stabilizzazione della rete elettrica in aree a forte penetrazione di rinnovabili. L’esperienza già maturata con partner come Engie, insieme ai progetti avviati in Sardegna, rappresenta una base solida per scalare ulteriormente nel Paese».
La CO₂ Battery si distingue dalle classiche batterie al litio perché non utilizza materiali critici o rari, ma componenti comuni come acciaio, acqua e anidride carbonica. Il sistema lavora in ciclo chiuso, senza emissioni, e senza rischi di incendi, offrendo una durata superiore ai 30 anni. Inoltre, grazie alla modularità e alla geografia agnostica (non servono bacini idrici o dislivelli), può essere installata ovunque.
«L’accordo tra Google ed Energy Dome prevede lo sviluppo di una pipeline di progetti già in fase avanzata di identificazione – spiega Spadacini –negli Stati Uniti, in Europa e la regione Asia-Pacifico, le zone dove Google sta espandendo in modo più deciso la sua rete di Data Center». A livello internazionale, in India è partita la fase di costruzione di un nuovo impianto con entrata in funzione prevista per la prima metà del 2026. Un altro progetto di rilievo è quello approvato di recente in Wisconsin, con Alliant Energy. «Prevediamo di raggiungere il primo GWh di capacità operativa nei prossimi 2-3 anni, con una pipeline globale in sviluppo di oltre 10 GWh», conclude Spadacini.