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Il tesoro delle Dop italiane: le filiere valgono 20 miliardi

La biodiversità è un patrimonio dovuto alla varietà di climi e ambienti presenti sul territorio italiano che ci consegna più di 7mila specie vegetali e oltre 60mila specie animali. Dalla ricchezza di questo patrimonio si parte per costruire un ecosistema di prodotti a indicazione geografica e denominazione di origine controllata. I territori italiani, negli anni, hanno saputo sviluppare i prodotti tipici che rendono il nostro Paese una miniera grazie al movimento turistico che certe tipicità riescono a generare. Nasce così il primo Rapporto sul Turismo Dop a cura della Fondazione Qualivita, un’analisi aggiornata del turismo legato alle Indicazioni geografiche in Italia: dal parmigiano all’oliva ascolana, dalla burrata al prosecco. (Corriere)

“L’Italia è leader in Europa per prodotti a indicazione geografica – ricorda Francesco Lollobrigida, Ministro dell’Agricoltura – Questo primato non deve essere solo un vanto, ma una responsabilità nazionale. Dietro ogni prodotto Dop o Igp c’è una storia che parla dell’identità italiana. Un modello produttivo che non solo ha radici solide nel nostro passato ma che incarna anche una visione di sviluppo. Il turismo legato a Dop e Igp è un’opportunità che dobbiamo cogliere, un asset su cui investire che porterà vantaggi non solo al mondo agricolo, offrirà opportunità di sviluppo e benessere all’Italia rurale che merita di essere conosciuta nel mondo insieme alle nostre eccellenze agroalimentari”.

La cosiddetta “Dop Economy” è già un asset che in Italia muove 20 miliardi di euro e impiega quasi 200mila operatori. Colonna portante di questa filiera sono i consorzi di tutela ben tratteggiati nel Rapporto Qualivita: 361 consorzi che coinvolgono 597 prodotti Dop e Igp e 87 normative di riferimento.

Redazione

 

 

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