Ben 1,2 milioni di italiani sono ancora in attesa della Cassa integrazione Covid messa a disposizione dallo Stato per fronteggiare i duri mesi di pandemia. I numeri sono aggiornati al mese di novembre, il che vuol dire che potrebbero non fare altro che aumentare se si considera anche dicembre.
Ci sono quasi 200mila pratiche in giacenza, un terzo di queste risalgono a marzo. Eppure la Cig è stata predisposta con il decreto Cura Italia del 17 marzo 2020 e di tempo ne è passato.
Come racconta Repubblica, nella delibera del 29 dicembre scorso con la quale il Civ, l’organo interno di vigilanza dell’Inps in rappresentanza di sindacati e imprese, ha approvato il bilancio preventivo del 2021, emerge che al 30 novembre erano 198.941 le pratiche ancora da evadere. Il 68% sono arrivate solo un paio di mesi fa, ma un terzo si riferisce ai mesi precedenti: 338 sono di marzo, 5.338 di aprile, 12.188 di maggio, 5.748 di giugno, 13.490 di luglio, 5.449 di agosto, e ancora 7.148 di settembre e 13.888 di ottobre.
I ritardi erano già emersi nei primi mesi, motivo per cui erano stati varati provvedimenti che accelerassero le procedure. Non sono però decollati, come l’anticipo della Cig dalle banche o l’anticipo del 40% in 15 giorni dall’Inps.
La richiesta di Cig è impennata come mai prima in Italia: tra aprile e maggio si è registrato un +3.000%, con oltre 4 miliardi ore autorizzate per un costo di 19 miliardi a quasi 7 milioni di lavoratori. Considerati tutti gli altri ristori, l’Inps ha distribuito complessivamente 33,5 miliardi a 15 milioni di beneficiari. Nel decreto Ristori 5 il governo sarà pronto ad annunciare altre 26 settimane di Cig Covid, ma c’è chi ancora aspetta quella di marzo.