Economia

Stipendi, aumenti fino a 1.430 euro all’anno in busta paga: cosa cambia con nuova Irpef e taglio del cuneo

Nella manovra 2024 da 25 miliardi di euro, approvata il 16 ottobre dal Consiglio dei ministri, circa dieci miliardi sono destinati al rinnovo per il prossimo anno del taglio del cuneo fiscale-contributivo (come sappiamo, si tratta del 7% per i redditi fino a 25 mila euro e del 6% per i redditi fino a 35 mila euro). A questa misura si aggiunge la riforma delle aliquote Irpef con l’accorpamento dei primi due scaglioni, quello fino a 15 mila e quello tra 15 e 28mila, ai quali si applica a entrambi l’aliquota prevista fino a oggi per il più basso, ovvero il 23%. Se facciamo una media, questa misura, finanziata in Manovra con 4,3 miliardi di euro, porterà un beneficio netto di mille euro in più all’anno nelle buste paga degli italiani, l’equivalente insomma degli 80 euro di Renzi. Nella pratica, però, il beneficio varierà molto a seconda dello scaglione di reddito in cui il lavoratore rientra. Proviamo allora a fare due calcoli. (Corriere)

La conferma per un anno del taglio del cuneo e l’accorpamento delle prime due aliquote Irpef sono il cuore della manovra, a cui saranno destinati 15 miliardi, di cui più di 4 per la riforma dell’Irpef. Il taglio sarà del 6% per chi ha un reddito fino a 35mila euro e del 7% per chi non supera i 25mila euro l’anno. Mentre le nuove aliquote saranno del 23% fino ai 28 mila euro, del 35% tra i 28 e i 50mila, e del 43% sopra i 50mila. In più è stata ampliata fino agli 8.500 euro l’esenzione dalle tasse, chiamata no tax area, per i redditi da lavoro dipendente.

È stato poi previsto un taglio alle detrazioni da 260 euro, si erogazioni a favore di onlus, partiti e Terzo settore, per i redditi superiori a 50mila euro, e la riduzione del 15% dell’imposta sulle imprese per chi assume giovani, donne o ex beneficiari del reddito di cittadinanza. Misura che comporta la fine dell’agevolazione per l’Aiuto alla crescita economica (Ace), che è stata abrogata dopo essere stata in vigore dal 2011.

Per le multinazionali, invece, dal primo gennaio 2024 scatta la global minimum tax al 15% sugli introiti realizzati nel mercato italiano. Al contrario le aziende che torneranno in Italia dopo aver delocalizzato altrove riceveranno agevolazioni ad hoc per la rilocalizzazione. Mentre per le partite Iva scompare l’acconto di novembre.

Il rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione inciderà poi per circa 5 miliardi, mentre alla sanità dovrebbero andarne 3, per alleggerire le liste d’attesa. Un altro miliardo andrà poi al contrasto della denatalità, con decontribuzione per le mamme lavoratrici e aumento fondi per asili nido, con l’obiettivo di renderli gratuiti per i secondi figli. Non è stata però prorogata la misura che toglieva l’Iva sui prodotti della prima infanzia, che quindi diventeranno presto più cari.

Redazione

 

 

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