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Le regole della schiscetta al lavoro

Che sia gamella, barachin a Torino e schiscetta a Milano, il lunch box è ormai una realtà, in ufficio sempre più persone lo portano, considerata la chiusura di bar e ristoranti e complice anche la difficoltà economica di questi tempi.

Schiscetta viene dal verbo “schi-sciare”, schiacciare, perché il pranzo viene chiuso nel contenitore e viene così schiacciato.

Tra i designer impazzano i nuovi modelli di contenitori che fanno a gara al più moderno e funzionale: da quello che scalda il cibo collegandolo al PC con un cavo USB a quello che si apre e diventa un ‘ristorante’ a portata di mano, dalle posate alla tovaglia.

Come racconta Repubblica, nasce ora il galateo della schiscetta. Dovrebbero evitarsi odori molto forti, come il cavolo, o prodotti speziati: consumando il pasto in ufficio non si può inebriare tutta la stanza e soprattutto i colleghi.

I nutrizionisti suggeriscono riso integrale, farro o avena, che possono essere preparati il giorno prima e aiutano con la loro funzione antistress. Una buona idea sono anche le verdure di stagione, le carni bianche o i filetti di pesce con pomodoro e capperi. Sempre utile la frutta con una macedonia o due banane, concentrato salutare di energia, potassio e magnesio.

Per lo snack di metà mattina o metà pomeriggio, meglio optare per la frutta secca. Ma la regola numero uno è che la schiscetta sia accompagnata da una pausa anche mentale e che per quell’ora il telefonino o il pc siano staccati.

Redazione

 

 

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