Internazionale

Sharansky: ‘L’antisemitismo è un fenomeno fluido. Manteniamo viva la memoria’

“Perché serva da antidoto all’odio, è essenziale investire nell’istruzione dei giovani, tradurre la tragedia della Shoah nel linguaggio delle nuove generazioni, utilizzando anche i mezzi più innovativi che la tecnologia ci offre. È una delle sfide principali che ci poniamo con il nuovo memoriale”, lo afferma Natan Sharansky, che dirige il comitato supervisore del Memoriale della Shoah di Babij Jar.

Sharansky ha dedicato la vita alla lotta contro l’antisemitismo, di cui lui stesso è stato vittima. Portavoce di Andrej Sacharov negli anni ’70, poi leader dei refusenik, il gruppo di ebrei che cercava di fuggire dall’Unione Sovietica. È stato recluso per 9 anni in un gulag fino al 1986 quando riuscì ad emigrare in Israele. Qui è stato più volte ministro e anche direttore dell’Agenzia Ebraica, insignito negli Usa della Medaglia presidenziale della libertà.

Il Memoriale sarà inaugurato nel 2026 e per lo scrittore avrà un ruolo simbolico molto forte: “Uno dei miei primi arresti avvenne quando organizzai una commemorazione a Babij Jar. Per me questo luogo è l’emblema della cancellazione sovietica della memoria della Shoah e di qualsiasi segno identitario ebraico”, afferma a Repubblica.

La trasmissione della memoria ha un ruolo molto importante per la conservazione dell’identità ebraica: “Nella Hagadà, il racconto che noi ebrei ripetiamo ogni anno a Pesach (la Pasqua ebraica, ndr), è scritto che il ricordo dell’uscita dall’Egitto va trasmesso “di generazione in generazione, come se tu stesso ne fossi uscito”: l’impegno personale e la trasmissione famigliare sono parte integrante della conservazione della memoria e il fondamento dell’identità ebraica, come ricordava spesso Elie Wiesel”.

La giornata della memoria è stata istituita nel 2000 in Italia e adottata dall’Onu nel 2005 e ha portato a numerose cerimonie ufficiali e soprattutto momenti di riflessione, il che fornisce sicuramente un bilancio positivo secondo lo scrittore. “Ma non va trascurata la profonda connessione tra la memoria della Shoah e la lotta all’antisemitismo in ogni sua forma. Oggi siamo testimoni di una recrudescenza di episodi antisemiti nel mondo, a sinistra come a destra. La Shoah non è iniziata né finita ad Auschwitz. Per mantenere viva la memoria, bisogna conoscere la storia”.

“La critica a Israele è legittima, fino a che non utilizza le “tre D” dell’antisemitismo classico: demonizzazione, delegittimazione, doppio standard. Per sconfiggere l’antisemitismo è necessario capire che è un fenomeno fluido, che ha assunto diverse forme nel corso della storia”, conclude Natan Sharansky .

Redazione

 

 

Articoli Correlati

Lascia un commento

Back to top button
Do NOT follow this link or you will be banned from the site!