Attualità e politica

La Corte dei Conti indaga sulle siringhe ordinate da Arcuri, sarebbero fino a 6 volte più costose

La Procura contabile del Lazio ha aperto un fascicolo sugli acquisti ordinati dal commissario all’emergenza Domenico Arcuri per 157 milioni di siringhe di precisione, in grado di estrarre sei dosi al posto di cinque da ogni fiala. Il dubbio è che gli aghi tradizionali, con un costo fino a 6 volte inferiore, potessero svolgere la medesima funzione.

Non è solo questo il fronte su cui i magistrati vogliono vederci chiaro, ma anche sulle forniture di mascherine e sull’appalto dei banchi scolastici con le rotelle.

Nel decreto Cura Italia, l’articolo 122, comma 8, recita a proposito dei “contratti relativi all’acquisto di beni ritenuti idonei a far fronte all’emergenza” che “tutti tali atti sono sottratti al controllo della Corte dei Conti, fatti salvi gli obblighi di rendicontazione. Per gli stessi atti la responsabilità contabile e amministrativa è comunque limitata ai soli casi in cui sia stato accertato il dolo del funzionario”. In questo modo per i magistrati si creerebbe un precedente per lo scudo di protezione del Commissario. Non escludono dunque di sollevare il tema della costituzionalità.

Come racconta Repubblica, analizzando l’ingente acquisto di siringhe, sarebbe emerso che l’Italia ha acquistato siringhe più difficili da reperire e più costose. Oltretutto, avrebbe fatto ricorso ad aziende straniere, quando diverse imprese italiane producono milioni di aghi standard.

Arcuri dal canto suo ha già dichiarato che la differenza di prezzo è di pochi centesimi e che avrebbe rispettato le indicazioni delle case produttrici dei vaccini e dell’agenzia Aifa. Ora la Corte dei Conti vuole vederci chiaro.

Redazione

 

 

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