Internazionale

La Cina e la campagna di disinformazione sull’origine del Covid

La Cina sta costruendo una campagna di disinformazione intorno all’origine del Coronavirus. È ormai noto che Pechino non ha gestito con trasparenza l’emergenza, nascondendo per molto tempo i dati e, come emerge dall’inchiesta della Cnn, comunicando sempre dati non veri, pari alla metà dei casi registrati e riportati in un “documento interno strettamente riservato”.

L’obiettivo è ora quello di convincere l’opinione pubblica che il virus sia stato importato dall’estero, da quei paesi che dicono di aver riscontrato i casi nei primi mesi, tra cui l’Italia. Gli unici paper che la Cina considera affidabili sono quelli che parlano dei primi casi riscontrati a dicembre, o prima di quella data (che secondo le fonti ufficiali è quella in cui il Covid è arrivato per la prima volta al mercato di Wuhan), ma importati dall’estero.

Alexander Kekulé, scienziato tedesco, ha affermato che i ceppi di Covid in circolazione oggi derivano da quello italiano, i media cinesi hanno trasmesso questa informazione eliminando la parola ‘oggi’ e la parte in cui Kekulé sostiene che il ceppo originario è quello cinese.

O ancora, due giorni fa il Global Times, come riporta Repubblica, ha pubblicato un’inchiesta “I surgelati importati possono aver scatenato il contagio a Wuhan?”, fornendo solo risposte vaghe senza prova. Non è stato però evidenziato che molti casi non avevano a che fare con il mercato.

Redazione

 

 

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