Attualità e politica

Min. Amendola a LaChirico.it: “Io non entrerò nella cabina di regia. I super manager? Devono lavorare a tempo pieno”

“La Cina è un competitore, l’UE pretenda reciprocità. Con la Russia serve un accordo, sanzioni da superare”.

“Io faccio un altro lavoro, non posso far parte della cabina di regia”, così il ministro per gli Affari europei Vincenzo Amendola si smarca dall’ipotesi di un suo coinvolgimento diretto, con il premier Conte e ministri Gualtieri e Patuanelli, in una intervista esclusiva a LaChirico.it.

In Italia tutti si candidano a tutto ma io continuerò a tenere i rapporti con Bruxelles, non posso far parte di alcuna cabina di regia, non sono un ministero di esecuzione o spesa. L’attuazione del piano sarà affidata a una struttura tecnico-amministrativa che dovrà rispettare tempi definiti, altrimenti perderemo le risorse. Il governo si gioca la propria credibilità”.

I manager che guideranno le sei missioni, in cui il Piano nazionale si articola, saranno scelti tra quelli che guidano le grandi aziende partecipate? “Lo escludo, non potranno essere scelti tra quanti sono già impegnati in ruoli importanti o addirittura in grandi aziende partecipate. I manager che guideranno le missioni saranno impegnati a tempo pieno, non si possono fare doppi lavori”.

Su tempi e procedure che ci dice? Rispetto a Spagna e Francia, l’Italia è in ritardo. “L’Europa ci chiede di fare in fretta, ci sarà un monitoraggio costante, l’Italia negli scorsi anni non ha mostrato una grande capacità di spesa dei fondi europei. Servono normative rafforzative che evitino lungaggini: è nell’interesse del paese, non solo del governo”.

Sul Recovery Fund insiste il veto di Polonia e Ungheria. “Il veto di questi paesi blocca anche il processo di ratifica da parte di 27 parlamenti nazionali – spiega il ministro Amendola – il percorso non è in discesa. L’ultima data utile per rimuovere il veto coincide con il prossimo Consiglio europeo del 10 dicembre: se non rimuovessero il veto, ungheresi e polacchi si assumerebbero una enorme responsabilità perché l’Europa andrebbe in esercizio provvisorio, con il bilancio pluriennale sospeso. Una cooperazione rafforzata, da approvare a maggioranza, richiederebbe un trattato intergovernativo e dunque tempi troppo lunghi che non ci possiamo permettere dinanzi alla crisi economica. Lo stato di diritto è la carta d’identità dell’Europa nel mondo. Noto inoltre una contraddizione da parte di Polonia e Ungheria: da una parte, rifiutano la condizionalità legata al rule of law, dall’altra dichiarano di essere perfettamente in linea con gli standard europei in materia di diritti umani. Qualcosa non torna“. Perché l’Europa sembra prigioniera della regola dell’unanimità se la democrazia in tutto il mondo funziona per maggioranze? “In effetti, non è questa l’Europa che ci fa sognare. L’Europa della politica fiscale e monetaria comune, della coesione sociale, è un grande successo per il benessere di tutti i cittadini europei. L’Europa degli ultimi anni invece ha mostrato il suo volto peggiore: veti, maggioranze bloccate, austerity, il che ha fatto disamorare molti”.

L’Europa che pretende clausole democratiche da Polonia e Ungheria è il principale partner commerciale della democraticissima Cina. Due pesi e due misure? “Dalla Cina dovremmo pretendere una reciprocità che oggi non c’è. Lo propose anni fa Giulio Tremonti, e io concordo: l’Ue imponga alla Cina il rispetto di global legal standard in materia di sicurezza del lavoro, diritti e tutela dell’ambiente. La Cina è un competitore, non un alleato, la nostra alleanza è transatlantica”.

Con la firma del memorandum d’intesa per la nuova Via della Seta, l’Italia si è spinta oltre? “Io non l’avrei firmato”. Lo ha firmato il premier di allora che è anche il premier del governo di cui lei fa parte. “Io, allora, non c’ero. La Cina è un avversario”.

Il presidente Donald Trump ha inasprito le sanzioni verso Pechino, mentre l’intelligence Usa fa sapere che il presidente eletto Joe Biden è già nel mirino delle spie cinesi. “Non ho mai criticato Trump per la sua politica verso la Cina ma mi auguro che con il nuovo presidente eletto sarà possibile creare un fronte di paesi democratici che vedano di nuovo Stati uniti ed Europa lavorare insieme”.

L’Europa, che scambia volumi di affari con la Cina, mostra il volto durissimo con la Russia di Putin. Le sanzioni sono un dogma intoccabile? “Il Covid ha accelerato tensioni e fragilità nel mondo globale ma, quando la crisi pandemica sarà alle spalle, dovremo tornare a sederci al tavolo con la Russia per trovare un accordo politico per il bene dell’Ucraina, a quel punto anche le sanzioni potranno essere rimosse”.

Il 9 dicembre il premier Conte riferirà in Parlamento sul Mes: la maggioranza di governo tiene? “L’Italia non è un paese che pone veti, mi aspetto che la maggioranza voti in modo compatto a favore della riforma del trattato istitutivo del Mes che è un’assicurazione in caso di rischi bancari. Si parla di riforma, non di utilizzo”.

L’ex presidente della Bce Mario Draghi può essere una “riserva della Repubblica”? “Lui, come Romano Prodi, sono italiani che ci rendono orgogliosi in Europa. Non possiamo tirarli per la giacchetta”.

Lei, che si tiene cautamente fuori dalla famigerata cabina di regia, è accreditato come possibile candidato sindaco di Napoli nel 2021. Le piacerebbe? “Napoli è la mia città, quest’anno a Natale non potrò andarci per via dei nuovi divieti. Io oggi ricopro un ruolo diverso, e cerco di svolgere il mio incarico con disciplina e onore. Non sono tra quelli che s’inventano ogni giorno mille mestieri diversi”.

Redazione

 

 

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