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Lisa From Stockholm

Al Riche di Stoccolma, popolare ristoclub per svedesi posh, c’è il tutto occupato: impossibile trovare un posto al bancone per bere un cocktail o un tavolo per degustare le famose pietanze a base di ostriche e gamberi crudi. Un overbooking in un anonimo mercoledì sera che è un po’ un’eccezione in una città assonnata e dimessa. Qui si è scelta una via opposta a quella del lockdown ispirato alla quarantena medievale: per lunghi mesi il governo ha ‘raccomandato’ agli svedesi distanziamento e lavaggio delle mani, smart working e un generico divieto di assembramento. Poi la curva si è impennata, e allora da qualche giorno il premier socialdemocratico ha applicato un pugno di ferro che in realtà è di velluto: ristoranti chiusi alle ore 22, massimo otto commensali a tavola, piscine e palestre restano aperti ma si raccomanda di evitarle.

L’idea di fondo è che lo stato può consigliarti, non obbligarti. C’è l’idea che far circolare il virus lo renda via via meno virulento e perciò meno minaccioso. Più persone si immunizzano meglio è, del resto gli svedesi hanno ben chiaro che un contagiato non è un malato. Ho la fortuna di avere degli amici stoccolmesi doc, li incontro e li tempesto di domande: sono in cinque e tre di loro lo hanno già avuto, così come i loro figli, perlopiù asintomatici.

Vado in piscina, a Sturebadet, gli svedesi hanno una passione per le saune: il passaggio dai vapori caldi alle vasche di acqua gelida sono un toccasana per la circolazione, e anche un modo per ritagliarsi una forma di socialità in una città che vive nelle tenebre per buona parte dell’anno. In piscina siamo in pochi, nessuno indossa la mascherina, è raro vedere in giro persone con la protezione facciale. E devo dire che per un’italiana è una sensazione strana: incute paura ma anche sollievo. Il volto coperto ha amputato il linguaggio del corpo, ci ha reso più incerti, a tratti esitanti, quando incontriamo per strada qualcuno e non siamo sicuri di riconoscerlo.

Qui l’epidemiologo di stato Anders Tignell, principale consulente del governo e stimatissimo scienziato, ha spiegato in tv che la mascherina va usata soltanto nei casi in cui non sia possibile, in luoghi chiusi, rispettare il distanziamento di due metri (non uno, come in Italia). Negli altri casi, all’aperto o quando sei a distanza, la mascherina è addirittura sconsigliata perché distoglierebbe l’attenzione dalla necessità di restare distanziati.

Dalle finestre del Grand Hotel di Stoccolma si vede, imponente, il Parlamento svedese, decorato dalle luminarie natalizie, poco distante c’è il Palazzo reale di una monarchia che è storia e tradizione. Proprio nella piazzetta tra l’edificio che ospita i rappresentanti del popolo e quello che fu residenza dei Reali di Svezia (che oggi alloggiano nel Castello di Drottningholm, patrimonio Unesco), Greta Thunberg ha ripreso a fare i suoi Strikes for Climate che l’hanno resa una global leader, candidata al Premio Nobel e capace di uno scontro a distanza con il presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump.

Cammino per i vicoli della città antica, Gamla stand, dove in questo periodo dell’anno, con il sole che tramonta all’ora di pranzo, l’aria è spettrale e fiabesca, i negozietti vendono caramelle e pupazzi raffiguranti Pippi calzelunghe, frutto della fantasia della scrittrice svedese Astrid Lindgren, e le panetterie offrono agli occhi dei passanti vetrine addobbate a festa, tripudio di pani e sapori, con ceste ricolme di lussekatte, i panini dolci tipicamente natalizi con uvetta e zafferano, a forma di S.

Nel paese dove l’accesso all’acqua potabile è un diritto umano inalienabile (al bar paghi soltanto quella frizzante), l’alimentazione è rigorosamente healthy, molti posti in strada offrono smoothie e bevande energizzanti, insalate e snack proteici a base di semi e frutta secca.

Redazione

 

 

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