Attualità e politica

Cassese: ‘Il premier si faccia delle domande. C’è un problema di coerenza personale’

“Per ora il governo può continuare a svolgere le sue funzioni normalmente ma non potrà restare a mezz’ aria all’infinito. Deve presentarsi in Parlamento al più presto”, lo sostiene il giudice emerito della Corte Costituzionale Sabino Cassese.

“Per la verità il problema è ha radici antiche, il trasformismo parlamentare fu pratica comune nel quarantennio successivo all’ unità nazionale e fu superato solo con la nascita dei grandi partiti. C’è un problema di coerenza personale di singoli parlamentari e un problema di comportamento collettivo di gruppi che passano da uno schieramento all’ altro. Direi che molti premier del passato, e anche quello attuale, farebbero bene a porsi delle domande a riguardo”.

In Italia c’è il grande problema di innescare le crisi senza avere un’alternativa valida a disposizione, al contrario della Germania in cui vige la sfiducia costruttiva. Cassese afferma a tal proposito al Messaggero: “Una sua introduzione nella Costituzione sarebbe utile insieme con altre disposizioni come, ad esempio, quella che proibisca le crisi extraparlamentari. Ci provarono già alcuni componenti dell’assemblea costituente, dove fu addirittura approvata una mozione per assicurare la stabilità dei governi. Vi sono molti strumenti di razionalizzazione dei sistemi parlamentari, ma quello principale consiste nella stabilità dei partiti. Per cinquant’ anni, pur nel continuo cambiamento dei governi, vi è stato sempre un partito che è rimasto al governo. Si chiamava Democrazia cristiana”.

Tra le possibilità che si sono aperte ora, c’è quella avanzata da Romano Prodi di una struttura ad hoc per il Recovery Fund: “Il problema fondamentale non è quello di una struttura ad hoc, sulla quale tutti sono d’accordo. È quello di una impalcatura esterna allo Stato, che era prevista dalla prima proposta governativa, e che ha attirato molte critiche. Innanzitutto, per i tempi che avrebbe richiesto ai fini della messa in opera. In secondo luogo, perché, operando all’ esterno della pubblica amministrazione, avrebbe incontrato la resistenza degli uffici pubblici. La soluzione è, invece, quella di raccogliere le migliori forze interne all’amministrazione, sia quella centrale, sia quella regionale, sia quella locale, e poi innestarvi anche energie esterne, dove necessario”.

Redazione

 

 

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