Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia, ha commentato dicendo che è necessario “continuare a negoziare come Commissione europea”. E ha proseguito: “Che vino e alcolici siano inseriti nell’elenco dei beni esentati da un dazio al 15% deve essere una priorità. Se consideriamo che l’80% del vino italiano esportato negli Usa viene acquistato nelle cantine a cinque euro – aggiunge – un dazio così alto unito alla svalutazione del dollaro ne porterebbe il prezzo a scaffale intorno a 20 dollari e ciò rappresenterebbe una penalizzazione eccessiva per il nostro prodotto”. (Sky TG 24)
Scordamaglia osserva inoltre: “In un momento in cui la Germania sta sfacciatamente negoziando per i propri esclusivi interessi i dazi su acciaio e automotive tedesca, la Commissione europea faccia capire che inserire vini e alcolici nell’elenco dei prodotti esentati dai dazi è per l’Europa una priorità”. Secondo Filiera Italia il valore delle esportazioni di vino italiano verso gli Stati Uniti nel 2024 è stato di circa 1,9 miliardi di euro, rappresentando il 24% del totale dell’export di vino italiano.
“Si tratta di una stangata per il settore più esposto tra le top 10 categorie italiane di prodotti destinati agli Stati Uniti, con un’incidenza al 24% sul totale export globale e un controvalore di circa 2 miliardi di euro l’anno”, ha commentato il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi.
Secondo l’Osservatorio Uiv, il danno stimato per le imprese è di circa 317 milioni di euro cumulati nei prossimi 12 mesi, mentre per i partner commerciali d’oltreoceano il mancato guadagno salirà fino a quasi 1,7 miliardi di dollari. Il danno salirebbe a 460 milioni di euro qualora il dollaro dovesse mantenere l’attuale livello di svalutazione. “Sarà – continua Frescobaldi – un secondo semestre molto difficile, pur nella speranza che nei ‘tempi supplementari’ le parti possano correggere il tiro”. Secondo Unione italiana vini (Uiv),”è ora più che mai fondamentale attivare un’alleanza tra la filiera italiana del vino e i partner Usa – distributori, importatori e ristoratori – che per primi si oppongono ai dazi nell’interesse comune delle imprese italiane e statunitensi”.
Per Uiv, il 76% (l’equivalente di 366 milioni di pezzi) delle 482 milioni di bottiglie italiane spedite lo scorso anno verso gli Stati Uniti si trova in “zona rossa” con una esposizione sul totale delle spedizioni superiore al 20%. Aree enologiche con picchi assoluti per il Moscato d’Asti (60% l’incidenza export verso gli Usa), il Pinot grigio (48%), il Chianti Classico (46%), i rossi toscani Dop al 35%, quelli piemontesi al 31% così come il Brunello di Montalcino, per chiudere con il Prosecco al 27%, il Lambrusco e il Montepulciano d’Abruzzo.