Economia

Meno trasparenza sugli appalti pubblici senza bandi sui quotidiani

Hanno le ore contate i due emendamenti al Milleproroghe presentati da Fi e FdI per salvare la pubblicazione degli estratti dei bandi sui quotidiani e che invece, come stabilito dal nuovo Codice degli appalti, sono pubblicati da quest’anno sulla Banca dati nazionale dei contratti pubblici. (Il Sole 24Ore)

Salvo colpi di scena dell’ultimo minuto saranno ritirati questa mattina alla Camera prima dell’esame nelle commissioni riunite dalla stessa maggioranza che li ha presentati, uno a firma di Annarita Patriarca (Fi) e un secondo identico presentato da Carmen Letizia Giorgianni e Giovanni Luca Cannata, entrambi di FdI. Lo stop è stato deciso nei giorni scorsi quando è arrivato il parere negativo dei ministeri delle Infrastrutture e di quello degli Affari europei, che hanno bocciato gli emendamenti perché, dicono, in contrasto con la riforma del Pnrr sulla digitalizzazione degli appalti pubblici. La conferma poi ieri pomeriggio nel corso della riunione di maggioranza a Montecitorio.

«Abbiamo provato a salvare una misura a cui teniamo molto ma il governo ritiene che continuare a pubblicare i bandi sui quotidiani potrebbe mettere in pericolo il Pnrr e la sua riforma di digitalizzazione degli appalti pubblici». Non è d’accordo Fieg, la federazione degli editori, che parla di 40 milioni annui bruciati per i quotidiani. «Quella della pubblicazione dei bandi sui quotidiani è una forma di tutela della concorrenza tra le imprese e di informazione dei cittadini sulle attività della Pa». Per la Fieg, che ha lanciato una campagna con un manifesto sui maggiori quotidiani, la soluzione per non mettere in discussione il Pnrr c’è ed è quella di garantire una doppia pubblicazione: sui canali digitali e sui giornali. Anche perché la Piattaforma Pubblicità Legale sta sostanzialmente non funzionando come dovrebbe.

A farsi carico della vicenda è stato nei giorni scorsi il capogruppo al Senato di Fi, Maurizio Gasparri, che al Sole 24 Ore parla di «un problema complessivo su cui bisogna intervenire, anche perché la stampa ha bisogno di ascolto, di attenzione e non di bastonate». Gasparri annuncia di voler andare avanti perché «se la formula non è quella di una proroga possiamo individuare altre forme di sostegno» e che si studieranno altre strade. «Ho raccolto un grido di allarme – dice – che non intendo lasciare cadere nel vuoto». Intanto, alla mancata proroga della pubblicazione dei bandi sui quotidiani, fa da contraltare la proroga, per 24 mesi, della moratoria sul taglio dei contributi diretti per l’editoria, in 4 anni, previsto nella legge di bilancio per il 2019. Si tratta dei contributi diretti ad alcune imprese editoriali, fra cui le cooperative, che secondo la misura voluta dall’allora sottosegretario Vito Crimi, avrebbero dovuto essere cancellati.

Redazione

 

 

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