Attualità e politica

Algeri con Hamas: in Europa si riapre il fronte dell’energia

Il ritorno della guerra in Medio Oriente non farà che ricordare ai governi occidentali un’ovvietà spesso rimossa in questi ultimi mesi: la crisi dell’energia, innescata dall’aggressione della Russia all’Ucraina, è rientrata in buona parte al suo stato latente, ma non è certamente risolta. (Corriere della Sera)

Si è avvertito subito, quando il ministero degli Esteri algerino ha pubblicato una dichiarazione che è un compendio delle contraddizioni e delle fragilità europee di questa fase. Nel pieno dell’attacco di Hamas contro migliaia di civili in Israele, il governo di Algeri ha condannato la risposta dell’aeronautica dello Stato ebraico su Gaza e espresso piena solidarietà per il popolo palestinese. E’ stata con quella dell’Iran, una delle reazioni più favorevoli per Hamas in tutto il panorama internazionale.

Questa è la stessa Algeria alla quale l’Italia si è rapidamente rivolta per sostituire le forniture di gas della Russia dall’inizio della guerra in Ucraina. Fra il 2021 e lo scorso anno l’import di metano in Italia dalla Russia si è più che dimezzato 29 a 14 miliardi di metri cubi, mentre dall’Algeria è cresciuto da 22 a 26 miliardi di metri cubi. Ora il principale fornitore di gas in Italia è il Paese nordafricano più vicino a Hamas, oltre ad essere legato a Mosca da una relazione storica che prosegue anche in questi mesi.

Nel breve periodo non cambierà molto: l’Algeria non potrà smettere di vendere il suo metano all’Italia, né ridurre le forniture. Non potrà utilizzare anche lei, come la Russia, l’arma del gas per ricattare l’Europa, se non altro perché le due sponde del Mediterraneo sono legate da un gasdotto di fatto insostituibile.

Redazione

 

 

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