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Bonomi: “Subito 50 miliardi per le bollette o l’economia non reggerà”

“Se cade l’industria cade il Paese, chiudono le imprese e si perde lavoro” ha dichiarato Carlo Bonomi, Presidente di Confindustria in un’intervista a La Stampa, dove rilancia il “Patto sociale per l’Italia”, proposto nel settembre dello scorso anno e svanito a causa delle situazioni di emergenza.

La priorità, per Bonomi, è fermare i prezzi dell’energia. “Se l’Europa non fa l’Europa, allora tocca all’Italia. Servono 40-50 miliardi“, calcola il rappresentante degli imprenditori, che “si possono trovare nei mille e rotti miliardi di spesa pubblica”. Oppure, “uno scostamento di bilancio potrebbe dimostrarsi inevitabile”.

Le stime di Confindustria prevedono nel 2023 una bolletta energetica per le imprese in aumento di 110 miliardi. Per questo il presidente parla ora di emergenza nazionale e invita a fare in fretta. Quello che Bonomi si aspetta dal nuovo governo è in primo luogo “un intervento sull’energia“, una questione complessa, “perché scontiamo decenni di errori e scelte sbagliate. Non ci si salva con la bacchetta magica”.

Secondo Bonomi, l’Europa “non sta dimostrando la stessa condivisione di intenti della crisi pandemica. Sono otto mesi che Draghi cerca di cucire a Bruxelles una opzione coordinata. Ma per veti nazionali, l’Europa solidale dell’energia non è ancora nata. Nell’attesa, il governo Draghi ha adottato una serie di provvedimenti nazionali di emergenza e sfruttato le maggiori entrate fiscali dovute al rimbalzo economico. Ora il rimbalzo è finito. L’economia rallenta. Il prossimo governo, se non potrà contare sulla solidarietà europea per frenare la bolletta energetica, e non avendo entrate fiscali in crescita, dovrà ricorrere ad altre risorse”.

La risposta europea dovrebbe essere “il tetto al prezzo del gas e un Next Generation Eu per l’energia come si è deciso per il Covid. Senza, l’Italia sarà a un bivio: salvare industria e famiglie per salvare il Paese oppure finire in una profonda crisi sociale“. Il governo poi, “dovrebbe presentare in Europa e ai mercati la decisione dicendo ‘non siamo noi che vogliamo fare debito, è l’Europa che non fa l’Europa, perché se ogni membro fa a modo suo si rompe il mercato unico’. Non si può condividere tutti la scelta politica delle sanzioni alla Russia, ma non i loro effetti”.

Redazione

 

 

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