Realizzare 70 gigawatt da fonti rinnovabili è l’obiettivo per il 2030. Solo che oggi facciamo meno di un gigawatt all’anno, nonostante le richieste di connessione a Terna siano per 146 gigawatt. Il dato è dovuto a molteplici fattori. Li ha spiegati Milena Gabanelli su Data Room – Corriere della Sera.
Innanzitutto, alle autorizzazioni. Per approvare un parco eolico o fotovoltaico ci vogliono circa sei, sette anni. Si aggiunge la presenza di aree vincolate, dove non si può far nulla e su cui nessuno osa intervenire.
Bisogna poi fare i conti con il consenso, perché per un sindaco o un presidente di Regione è fondamentale avere un progetto che abbia l’approvazione dei cittadini per un’eventuale rielezione.
Un altro ostacolo che scoraggia gli investimenti è il divieto di accumulo: la legge impedisce al distributore di energia di stoccare quella prodotta da fonti rinnovabili. Vuol dire che l’energia in eccesso viene buttata, causando un mancato ritorno sull’investimento e una riduzione della quantità di energia disponibile. Con la conseguenza che la partecipazione alle aste bandite da Terna per i grandi impianti è molto scarsa, tant’è che nel 2019 i primi tre bandi sono andati deserti, e si è dovuti arrivare al quarto per raggiungere una presenza del 24%.
Inoltre, con le norme vigenti vengono ammessi a gara solo gli impianti da realizzare su terreni fortemente degradati. La ricaduta di una programmazione non definita si riversa sulla bolletta. Già da ora il costo delle rinnovabili è più vantaggioso delle altre fonti di produzione di energia elettrica: 45-50 euro a megawattora con il solare, 50-60 con l’eolico, contro il picco dei 140-145 del gas.