Attualità e politica

Cassese: “Appena si intravedono nuovi spazi, si cerca di occuparli: l’inerzia che blocca il paese”

“Appena si intravedono nuovi spazi, si cerca di occuparli”, lo sostiene Sabino Cassese riferendosi al labirinto di norme e all’inerzia di quelle che definisce “forze conservatrici”.

“Queste potenti forze della conservazione, in particolare quelle pubbliche, operano con metodi comuni. Crescono per addizioni successive, incrementali, espandendosi. Rifuggono dai compiti generali, sono interessate agli interventi decisione per decisione, in sostanza a cogestire, in funzione del «self-aggrandizement”, afferma nell’editoriale su Il Corriere della Sera.

L’esempio lampante è per il giudice emerito della Corte costituzionale la Corte dei Conti: “Quest’organo avrebbe un compito principale, quello di agire come “occhio del Parlamento” nella gestione dello Stato e degli enti da esso finanziati. Ma le principali risorse della Corte sono dedicate al controllo preventivo atto per atto e all’attività giurisdizionale spesso scimmiottando le procure della Repubblica”.

Mentre per Cassese bisognerebbe sopprimere i controlli preventivi, “il suo presidente auspica un ampliamento dei “controlli concomitanti”, che servono all’affiancamento dell’attività dei dirigenti pubblici”.

Un altro esempio è la proposta di integrare le commissioni tributarie con personale della Corte dei conti. “La conseguenza di questa deviazione dal suo compito principale è che la Corte dei conti non contribuisce a correggere i difetti della cattiva gestione amministrativa ed è sempre assente”, afferma il Professore.

Ancora, l’Autorità anticorruzione “si è sovraccaricato di minute funzioni burocratiche e non è in grado di dirci se la corruzione è fenomeno tanto vistoso come viene presentato”.

Le conseguenze di questo sovraccarico degli organi e della loro forza conservatrice sono per Cassese tre: “Il primo è che negli ordinamenti moderni l’azione di contrappesi sarebbe utile, ma a condizione che essi non agiscano da freno o impedimento, il secondo è che quelle forze che ora operano in funzione conservatrice hanno in passato svolto un ruolo ben diverso. Il terzo è che la storia avrebbe potuto essere diversa: l’Autorità anticorruzione, invece di aspirare a fare l’angelo custode, avrebbe potuto aiutare le amministrazioni a gestire meglio, così evitando la “maladministration””.

Redazione

 

 

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