Internazionale

I pescatori britannici danneggiati dai ritardi per l’export in Europa

Gli effetti della Brexit, entrata ufficialmente in vigore dal primo gennaio, cominciano a vedersi. Gli accordi prevedono la libera circolazione di merci senza dazi, ma gli iter burocratici sono diventati più complessi e soprattutto richiedono più tempo per essere evasi. Un problema non da poco per la filiera ittica, in cui i prodotti non possono attendere molto tempo per essere consegnati, altrimenti vanno in malora.

È per questo che i pescatori inglesi hanno manifestato nei giorni scorsi. Una ventina di tir si sono ritrovati davanti a Westminster, con striscioni che recitavano “carneficina Brexit” o “un governo incompetente sta distruggendo il settore dei crostacei!”.

La maggior parte del pescato in acque britanniche, tra crostacei, capesante e ostriche va in Europa, ma viste le difficoltà gli ordini stanno nettamente diminuendo. Inoltre, a causa degli accordi con l’Ue ci sarà circa il 25% in meno della quota di pescato europeo nelle acque britanniche, contro l’incremento del 60% che il Regno Unito avrebbe voluto conquistare.

Come racconta La Stampa, i pescatori si sentono ora traditi dal premier Johnson che, seppur la pesca valga lo 0,1% del pil, pari a 784 milioni di sterline, stando ai dati del 2018, ha promesso loro degli aiuti. Il governo ha stanziato 23 milioni di sterline per aiutare il settore a superare quelli che definisce “ostacoli momentanei”.

Redazione

 

 

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