Internazionale

Gli affari della famiglia Orbán

Sono numerosi gli affari della famiglia Orbán e del suo cosiddetto “cerchio magico” di amici più o meno intimi che si sono aggiudicati appalti pubblici.

Nel 2017 è partita la denuncia dell’Olaf, l’Ufficio europeo per la lotta antifrode, alla luce della scelta della società ungherese che doveva occuparsi dell’illuminazione a led a Keszthely in Ungheria. Tra gli azionisti, infatti, compariva il genero di Orbán, con un palese conflitto di interesse sugli appalti dati alla società e finanziati dall’Ue.

L’Olaf ha così analizzato ben 35 appalti sospetti e ha deciso per la restituzione di 43,7 milioni di euro, oltre ad una serie di raccomandazioni. Come racconta il Sole24Ore questo non è un caso isolato. Nell’analisi degli appalti pubblici ungheresi, emerge la sigla Mtgs+ che corrisponde a quattro cognomi di ricchi imprenditori, principali beneficiari degli appalti. Il simbolo del + indica tutti gli altri imprenditori, intimi amici o molto vicini a Orbán, circa 35 imprese. Tra queste, Mészaros è un amico di famiglia del leader ungherese e fondatore di un’azienda di installazione di impianti a gas, divenuta attore fondamentale del mercato grazie ai contratti con l’Ue. Un altro dei cognomi della sigla è quello di Simicska che fino al 2015 è stato l’uomo più potente dopo il premier e che, dopo aver litigato con Orbán, sarebbe caduto in disgrazia.

Oltre alle famiglie di amici di infanzia, tra i rapporti sospetti ci sono anche le aziende del padre di Orbán che avrebbero partecipato ad alcuni lavori commissionati dall’Ue, come per esempio il rifacimento della strada M4 che collega Budapest con il confine romeno.

Nel 2016, invece, un gruppo di europarlamentari ha interrogato la Commissione sull’uso indebito dei fondi europei da parte dell’Ungheria e che sarebbero stati utilizzati per la linea ferroviaria che porta fino alla casa di campagna del Primo Ministro, costata ai contribuenti 1,9 milioni di euro. All’epoca, però, la Commissione Ue rispose che non vi erano irregolarità.

Il rischio di corruzione resta alto in Ungheria: nel 2020 il Corruption Research Center di Budapest ha analizzato oltre 248mila contratti e ha evidenziato il più alto rischio di corruzione sugli appalti pubblici mai raggiunto dal 2005.

Se si guardano poi, come riporta il Sole24Ore, gli importi di cui ha beneficiato l’Ungheria nell’ambito dei fondi Ue nel periodo 2014-2020, il paese si posiziona al nono posto dopo la Polonia con 104,9 miliardi di euro di finanziamenti ottenuti. Analizzando, però, il contributo dell’Ungheria al bilancio Ue non può che notarsi una grande disparità: nel 2018, a fronte di una spesa dell’Ue per il paese di Orbán di oltre sei miliardi, il contributo ungherese è stato di soli 1,073 miliardi.

Redazione

 

 

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