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Corte di Giustizia Ue: non solo il velo, la sentenza prevede tutti i simboli religiosi

Lo scorso 13 ottobre la corte di Giustizia dell’Unione europea ha emesso una rilevante sentenza sulla validità del divieto che proibisce ai dipendenti di indossare sul luogo di lavoro segni religiosi come il velo islamico.

Nello specifico, alla Corte Ue è stato chiesto se una disposizione interna di un’impresa, che vieta ai lavoratori di avere indosso segni di convinzioni politiche, religiose e filosofiche costituisca, nei confronti dei lavoratori, una discriminazione fondata su religione o convinzioni personali.

La Corte ha rilevato che l’indossare segni o indumenti per manifestare il proprio credo rientri nella libertà di pensiero, però ha affermato che il divieto non costituisce una discriminazione, ove riguardi indifferentemente qualsiasi manifestazione, imponendo loro in maniera generale ed indiscriminata una neutralità di abbigliamento che impedisca di indossare dei segni religiosi distintivi.

In sostanza, riporta Libero, viene validata la volontà del datore di lavoro di perseguire una politica di estraneità religiosa. Di fatto, il datore di lavoro può legittimamente vietare ogni esibizione di convinzioni politiche, filosofiche o religiose quando i lavoratori sono a contatto tra loro o con il pubblico.

Per raggiungere la neutralità religiosa, si conclude, il divieto deve colpire indistintamente tutti i segni religiosi esibiti.

Redazione

 

 

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