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La vitamina D ci rende più forti contro il Covid-19: a LaChirico i consigli del prof. Fabbri (Tor Vergata)

Che la vitamina D faccia bene è cosa nota ma uno studio a firma Tor Vergata, pubblicato sul Journal of the American College of Nutrition, aggiunge un dipiù: la vitamina D rappresenta una barriera difensiva contro il Covid-19. “Un livello adeguato rafforza le difese immunitarie e ci rende più forti al cospetto del virus – spiega a LaChirico.it Andrea Fabbri, professore di Endocrinologia e firmatario, con altri, della ricerca pubblicata sulla rivista ufficiale della Società americana di nutrizione clinica – Dal nostro studio è emerso come bassi livelli di vitamina D siano significativamente associati ad un aumentato rischio di mortalità nei pazienti ospedalizzati con Covid-19”.

Lo studio retrospettivo è stato condotto su un totale di 137 pazienti ricoverati presso il Policlinico di Tor Vergata durante la primavera del 2020, prima ondata. “Al momento del ricovero – prosegue il professore Fabbri – tutti i soggetti arruolati nello studio presentavano una carenza di vitamina D, alla fine è emerso chiaramente che tale deficit costituisce un fattore di rischio indipendente per mortalità da Covid-19. In altre parole, l’ipovitaminosi D si associa alla severità della malattia da Covid-19. Inoltre, sono in corso diversi studi per determinare se l’integrazione con vitamina D possa effettivamente ridurre il rischio di infezione”.

Il Regno unito ha avviato una campagna ad hoc per promuoverne l’assunzione. “Il governo inglese ha ordinato la somministrazione gratuita di vitamina D alle categorie vulnerabili, anziani e ospiti delle Rsa. Questo orientamento si fa strada anche in diversi paesi europei e negli Stati uniti, ci auguriamo che presto anche il governo italiano adotti azioni efficaci per promuovere l’assunzione di vitamina D”.

Il corpo umano, in effetti, non ne produce. “La fonte principale è il sole: la pelle forma vitamina D quando è esposta ai raggi ultravioletti. Poi esistono alcuni alimenti consigliati, come il salmone, ma occorrerebbe mangiare un pesce intero al giorno per raggiungere livelli adeguati di vitamina D. All’aperto vale la cosiddetta regola dell’ombra: quando il sole è a picco, si producono i livelli massimi di vitamina D. In inverno è più complicato perché si trascorre più tempo a casa, è perciò consigliabile l’assunzione per via orale attraverso integratori quotidiani con cadenza settimanale o bisettimanale. Del resto, il costo è bassissimo: un flaconcino settimanale costa sette euro, quanto un caffè al giorno”.

Meglio assumerla liquida o in compresse? “Alcune compresse arrivano fino a un valore di 4mila unità giornaliere, la soluzione in flacone raggiunge livelli più alti e può essere assunta in gocce insieme a una fetta di pane”. Che consigli darebbe agli italiani fiaccati da mesi di restrizioni? “Bisogna prendersi cura di sé seguendo una alimentazione sana e svolgendo un’attività fisica regolare. La dieta deve essere antinfiammatoria e mediterranea: tanta frutta e verdura. Cominciate il pasto con un po’ di verdura perché riduce glicemia e picchi insulinici favorendo un buon metabolismo. Assumete verdure come insalate e cavolfiori, frutta ricca di fibra come le mele la cui buccia è ricca di polifenoli. E poi evitate la sedentarietà forzata”.

Non facile con palestre e piscine chiuse. “Io penso che in molte parti d’Italia queste attività si potrebbero riaprire con protocolli di sicurezza chiari. E’ meglio stare in un ristorante all’aperto che in un salotto domestico con dieci amici, tra le mura di casa la salute delle persone peggiora, lo screening è saltato, le visite oncologiche si sono ridotte, nei pazienti diabetici l’attività motoria è fondamentale per non far progredire la patologia. Mi domando poi a che cosa serva tenere i ristoranti chiusi la sera: il virus circola a ogni ora e, con un orario di servizio ridotto, il rischio è che le persone si concentrino tutte a pranzo restando magari sedute ai tavoli, in assembramento, fino alle sei del pomeriggio. Io userei un motto diverso: vacciniamo e non chiudiamo”.

In che senso? “Israele e Regno unito sono il modello da seguire: la vaccinazione di massa in questi paesi ha fatto già registrare un calo verticale dei contagi. Tra qualche mese gli israeliani potranno circolare senza mascherina, Londra riaprirà gli stadi a maggio e noi stiamo ancora a discutere di coprifuoco… La differenza la farà il ritmo di vaccinazione, dobbiamo fare presto”.

Redazione

 

 

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