Attualità e politica

Le lamentele degli imprenditori della neve dopo il nuovo stop allo sci

Gli italiani potranno tornare a sciare solo a marzo, stando alle ultime decisioni del governo. Questa volta lo stop è però arrivato a poche ore dall’apertura delle piste, che secondo l’ultimo dpcm era stabilita per il 15 febbraio. E invece Palazzo Chigi con un preavviso di poche ore ha deciso di prolungare la chiusura per paura di un effetto “discoteca bis”. Una scelta così a ridosso ha creato non pochi problemi a tutta la filiera sciistica, dai ristoratori che hanno fatto approvvigionamento ai gestori degli impianti che hanno battuto le piste.

Il Corriere della Sera ha raccolto le voci di protesta di chi ha già perso tanto e che sperava di poter avere una boccata d’aria con la ripresa di febbraio. “Mi devono spiegare cosa è successo domenica di così importante dal punto di vista sanitario per mantenere il divieto allo sci amatoriale. Ho sempre pensato che fosse possibile riaprire. Noi abbiamo fatto la nostra parte in maniera totale, manutenzioni, fresature, preparazioni. Adesso bisognerà valutare con l’intera comunità se può avere senso attivare gli impianti dopo il 5 marzo. E avrà senso farlo solo se saranno consentiti gli spostamenti tra regioni”, afferma Gioachino Gobbi, presidente della Courmayeur Mont Blanc Funivie.

“Il momento più difficile è stato quando lunedì mattina le 110 persone che avevo assunto si sono presentate sulle piste. Molti arrivano dal Sud Italia. Ho dovuto dirgli di tornare a casa, ormai è chiaro che questa stagione mai iniziata è già finita. Questo ultimo scherzo del governo mi è costato più di 200 mila euro”, spiega Marco Rocca che gestisce gli impianti del Mottolino, in Valtellina.

La frustrazione è tanta, tra continui rinvii e false speranze. “Prima l’illusione di aprire il 18 gennaio, poi il rinvio al 15 febbraio. Infine la doccia fredda dell’altro ieri. Abbiamo tenuto tutto in vita, tutto pronto, personale assunto, poche giornate di cassa integrazione perché bisognava partire”, fa eco Renzo Minella, presidente degli impiantisti veneti e della Ski area San Pellegrino a Falcade, nelle Dolomiti.

“Mi sarei aspettato di trovare la mattina dopo, sul conto corrente della società, un bonifico che mi permettesse almeno di sostenere le spese dei dipendenti. Invece abbiamo avuto solo spese. Siamo stati abbandonati e dimenticati”, afferma al Corriere della Sera Luca Mantovani che ieri ha deciso comunque di aprire il suo impianto in Ossola, ma che oggi sarà costretto a rimanere chiuso.

Redazione

 

 

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