Grazie alla crescita di volumi e alle efficienze di costo, Eni arriva al giro di boa dei risultati battendo le stime degli analisti e portando a 1,8 miliardi il piano di riacquisto delle azioni. Tanto che l’ad di Eni, Claudio Descalzi, parla di «conti eccellenti che hanno superato le aspettative» in un contesto che resta comunque complesso, non solo per le compagnie energetiche. (Sole 24 Ore)
Quanto a Eni, i numeri approvati dal cda mostrano un utile netto nei primi nove mesi dell’anno di 2,5 miliardi, in crescita del 5%, mentre nel terzo trimestre l’utile netto è salito del 54% a 803 milioni a fronte dei 522 milioni dell’analogo periodo del 2024 (il dato adjusted, depurato cioè delle partite straordinarie, si è attestato, invece, nei nove mesi a 3,79 miliardi, in calo del 13%, mentre sul trimestre la contrazione è stata del 2%, a 1,25 miliardi di euro e sconta un tax rate di gruppo al 42%). L’utile operativo proforma adjusted, che il gruppo definisce «solido», è stato di 3 miliardi di euro nel terzo trimestre: il calo del 12% rispetto allo stesso periodo precedente è stato infatti particolarmente impattato dalla flessione dei prezzi delle commodity con il Brent (il petrolio) che ha perso il 14% solo nell’ultimo trimestre andando a influenzare la performance del segmento E&P (l’esplorazione e la produzione), il “motore” principale del gruppo. Mentre segnano risultati in crescita sia la divisione Gas (GGP e Power) che il Refining (raffinazione), tornata in utile, mentre la chimica continua a registrare una perdita in un quadro complessivo a livello europeo che resta però segnato da una prolungata recessione anche se la divisione comincia a evidenziare i primi segnali di inversione di rotta grazie al piano di ristrutturazione messo in campo dal management. Quanto ai nove mesi, l’asticella dell’utile operativo proforma adjusted si è attestata a 9,36 miliardi, in calo del 19% rispetto allo stesso periodo dell’anno prima.
Per il numero uno Descalzi i risultati sono, come detto, «eccellenti». Il ceo pone, in particolare, l’accento sulla produzione di 1,76 milioni di barili al giorno «che è in forte crescita (+6% rispetto allo scorso anno) e ci consente di alzare la guidance annuale sino a 1,72 milioni al giorno confermando il trend di accelerazione destinato a proseguire nei prossimi mesi grazie ai nuovi campi in sviluppo in Congo, Emirati, Qatar e Libia, e all’avvio della combinazione di business in Indonesia e Malesia che costituirà uno dei principali player sul mercato del Gnl nel continente asiatico».
Per l’ad di Eni risultano cruciali anche le operazioni messe in campo dal gruppo attraverso il modello satellitare che ha consentito di valorizzare i business legati all’upstream e alla transizione energetica. «La valorizzazione dei nostri business continua con l’incasso dalla cessione del 30% del campo di Baleine in Costa d’Avorio, secondo il consolidato dual exploration model, e con l’avanzamento della cessione del 20% della quota di Plenitude al fondo Ares, per il quale tutte le condizioni sospensive sono state completate. Con questa operazione i due business di Enilive e Plenitude hanno determinato incassi per circa 6,5 miliardi negli ultimi due anni. Continua anche l’esecuzione della strategia di transizione: il piano di potenziamento dell’hub di Sannazzaro e di conversione di Priolo segnano nuovi progetti di sviluppo della bioraffinazione e contribuiscono al piano di trasformazione del nostro downstream; allo stesso tempo Plenitude ha raggiunto i 4,8 GW di capacità installata di generazione rinnovabile, in linea con l’incremento che traguarda i 5,5 GW entro fine anno. Inoltre, è stata avviata la partnership con GIP destinata a massimizzare il potenziale di crescita delle attività di Ccus (cattura, stoccaggio e utilizzo del carbonio) del nostro portafoglio».
Tutti tasselli, riconosce ancora il ceo, che, «in un contesto di prezzi del greggio deboli e di un euro in rafforzamento» hanno portato il gruppo a una performance economica finanziaria «che conferma l’efficacia della nostra strategia e del modello satellitare che consente di assicurare una crescita accelerata e dividendi stabili». Non a caso, il flusso di cassa operativo Cffo adjusted di 3,3 miliardi, ampiamente al di sopra degli investimenti di 2 miliardi, mostra un incremento del 14% rispetto all’anno precedente nonostante lo sfidante scenario, osserva Eni. Il flusso di cassa discrezionale di 1,3 miliardi è stato incrementato dalle iniziative di cassa finalizzate a ottimizzare il capitale circolante (contributo di 2,1 miliardi nei nove mesi), nonché da incassi da gestione del portafoglio di circa 1,1 miliardi, relativi principalmente alla cessione del 30% nel progetto Baleine e altri asset non strategici in Congo, citati dallo stesso Descalzi nel commentare i i risultati.
Questi flussi, chiarisce l’Eni, hanno finanziato 1,3 miliardi di cassa agli azionisti (prima tranche del dividendo 2025 per 0,78 miliardi e il riacquisto di azioni per 0,56 miliardi nell’ambito del piano 2025). L’indebitamento finanziario netto – su cui, come noto, il mercato ha sempre uno sguardo attento quando si tratta di grandi major – è sceso a 9,9 miliardi, in flessione rispetto a giugno 2025 e determina un rapporto di leva contabile del 19%, ovvero 12% su base proforma considerando gli incassi delle operazioni non ancora finalizzate alla chiusura del trimestre.
I risultati conseguiti consentono, quindi, a Eni di ribadire la rotta intrapresa alzando, come già sottolineato, anche gli obiettivi del piano di buyback su cui si è soffermato anche l’ad. In un contesto di prezzi più deboli, grazie all’incremento delle stime di cassa operativa, Eni si distingue nel settore aumentando la distribuzione con un incremento del buyback di 300 milioni a 1,8 miliardi, riducendo al contempo l’indebitamento». In sostanza, ha aggiunto ancora il numero uno, il terzo trimestre dimostra come tutti i principali elementi della nostra strategia stiano progredendo con successo in modo contestuale: stiamo crescendo in modo competitivo in tutti i nostri business chiave; nell’upstream stiamo avviando nuovi progetti assicurandoci nel contempo nuove opportunità tramite il nostro know-how esplorativo e tecnologico al top dell’industria; e stiamo aprendoci nuove opportunità nell’ambito della transizione energetica».





