L’Ocse alza la stima di crescita dell’economia globale per il 2025, riportandola sopra al 3%: nell’aggiornamento delle previsioni pubblicato il 23 settembre, il Pil dell’anno in corso è in aumento del 3,2%, con una correzione dello 0,3% rispetto alle stime di giugno. Un andamento sostanzialmente stabile rispetto al 2024, quando la crescita era stata del 3,3%. Per il 2026 si prevede un ulteriore indebolimento, rispetto a un trend già storicamente basso, con la crescita ferma al 2,9%. Stabile l’economia italiana, che passa dallo 0,7% del 2024 allo 0,6% del 2025 e 2026. Rispetto a un quadro già fragile, l’Ocse segnala il rischio del possibile ritorno dell’inflazione, che in qualche misura si già sta manifestando sui prodotti alimentari. E che negli Stati Uniti è considerato inevitabile, a causa dei dazi. (Sole 24 Ore)
Anche per gli Stati Uniti, l’Ocse corregge al rialzo le stime di crescita del 2025, portandole all’1,8%, lo 0,2% in più rispetto alle stime di giugno. La correzione non cambia il trend economico, con la netta frenata rispetto al 2,8% del 2024. L’anno prossimo il Pil Usa dovrebbe rallentare ancora all’1,5%.
Pesano, secondo l’Ocse, i dazi voluti dal presidente Donald Trump, che devono ancora far sentire i loro effetti per intero, e pesano anche il clima di incertezza, le restrizioni all’immigrazione e la riduzione della forza lavoro. Una parziale compensazione arriva dal forte slancio degli investimenti delle imprese nei settori ad alta tecnologia (come l’intelligenza artificiale), dagli incentivi fiscali e dal probabile ulteriore allentamento della politica monetaria.
I dazi, scrive l’Ocse, aumenteranno l’inflazione man mano che le tasse alla dogana saranno trasferite in misura sempre maggiore sui prezzi finali, da imprese via via meno disposte ad assorbire l’aumento del costo delle merci importate a scapito dei loro margini. Di conseguenza, si prevede che l’inflazione rimarrà al 2,7% nel 2025 (ma con una correzione al ribasso dello 0,5% rispetto alle stime di giugno) e al 3% nel 2026, quindi ancora al di sopra dell’obiettivo della Federal Reserve. Con effetti sull’attività economica: negli Stati Uniti, ma anche nell’Eurozona e in Cina, l’Ocse rileva segnali di frenata dei consumi e della fiducia delle famiglie.
Per le economie europee, l’Ocse prevede che le tensioni commerciali e l’incertezza geopolitica siano almeno in parte bilanciate da condizioni di credito più facili: la crescita prevista nell’Eurozona sarà dell’1,2% nel 2025 (lo 0,2% in più rispetto alle stime di giugno) e dell’1% nel 2026. Nel 2024, l’aumento del Pil si era fermato allo 0,8%. L’inflazione rientrerà nel target della Bce (2,1% quest’anno e 1,9% nel 2026).
Per l’Ocse, la Germania dovrebbe riuscire a evitare la recessione nel 2025, con una crescita all0 0,3% quest’anno, sostenuta dalla politica di bilancio espansiva del Governo, che si farà sentire soprattutto nel 2026. Al contrario, il consolidamento dei conti pubblici atteso da Francia e Italia dovrebbe frenare l’attività. La Francia (alle prese con forte incertezza politica, crisi del debito e proteste) vedrà il proprio Pil rallentare dall’1,1% del 2024 allo 0,6% quest’anno.