Economia

Confindustria, l’allarme delle imprese: scende l’inflazione ma la crescita è ferma

Una crescita ferma. Il pil italiano è rimasto fermo nel terzo trimestre e anche all’inizio del quarto l’attività nei servizi è in lieve calo, come nell’industria. L’inflazione in Italia è finalmente tornata sotto il 2%, ad ottobre è all’1,7%, ma i tassi sono ai massimi e bloccano il canale del credito, frenando consumi e investimenti, mentre l’export aiuta poco. È lo scenario che emerge da Congiuntura Flash, la nota del Centro studi Confindustria. Il credito è troppo caro: la situazione per le imprese è peggiorata, il costo è salito al 5,35 a settembre, la caduta dei prestiti è arrivata al -6,7 annuo. (Sole 24 Ore)

Nel terzo trimestre 2023 la domanda ha continuato a ridursi per i tassi troppo alti e i criteri di offerta sono diventati più rigidi: sempre più imprese restano senza credito. Sono stabili comunque i prestiti in sofferenza, a 19,3 miliardi.

Ciò si riflette sugli investimenti: la dinamica è in peggioramento, dopo il calo del secondo trimestre. Secondo Bankitalia nel terzo trimestre ci sarà una significativa frenata della spesa in beni di capitale. Tra i fattori di ostacolo più sentiti dalle imprese rimane la domanda debole e in ottobre si registra un nuovo calo della fiducia delle imprese di beni strumentali.

Con le guerre in corso, dice il Csc, sale l’incertezza, ma non il costo dell’energia, almeno finora, che è ben più alto però del periodo pre-crisi: a novembre gas e petrolio sono rispettivamente a 41 euro/mwh e 85$ al barile.

L’inflazione scende, grazie all’effetto “base” molto favorevole sui prezzi energetici. I prezzi core di beni e servici continuano a frenare, ma lentamente, +3,7, come quelli alimentari, +6,3. Sono valori non ancora pienamente in linea con la soglia del +2,0 per cento. Cosa succederà ai tassi? A novembre la Fed ha tenuto i tassi fermi, a 5,50; come a Bce a fine ottobre, 4,5. Lo scenario è che i tassi siano arrivati ai massimi. Ma Fed non ha escluso rialzi se la crescita Usa non frena e l’inflazione resta alta, e Bce non hanno escluso rialzi in caso di nuovi shock.

A guardare la produzione industriale il terzo trimestre registra una variazione positiva, +0,2%, ma dopo quattro mesi negativi: da inizio anno è scesa di -1,8%. In ottobre il PMI (l’indice dei responsabili degli acquisti) si è ridotto, 44,9 da 46,8. Prosegue la caduta la fiducia delle imprese.

Anche i servizi sono in flessione: in agosto si è attenuata l’espansione del turismo, a settembre l’RTT Index (Csc-TeamSystem) segnala una flessione moderata dei servizi per il terzo mese consecutivo. E in ottobre il PMI è caduto in modo marcato.

L’export è in miglioramento, positivo nel terzo trimestre (+0,8% a prezzi costanti), meglio del commercio mondiale. Le prospettive per il quarto trimestre però sono negative e sono fiacche le prospettive sul commercio mondiale.L’Eurozona è vicina allo zero: negative le attese sul quarto trimestre, il PMI peggiora molto. La Cina reagisce alla frenata: ha stanziato 137 miliardi di dollari. Il raffreddamento della domanda globale rallenta la manifattura indiana e tiene in recessione quella brasiliana.Il Csc dedica un focus all’economia Usa: il pil è cresciuto nel terzo trimestre 2023 più delle attese, per il quinto trimestre consecutivo. Sono andati bene i consumi e le imprese hanno potuto usufruire del piano Inflaction Reduction Act, con i 386 miliardi di dollari stanziati. Gli Usa sono cresciuti molto di più dell’eurozona, si prevede un’espansione nel 2024, anche se inferiore al 2023. C’è la possibilità che proprio contando sulla resilienza dell’economia la Fed alzi ancora i tassi per ridurre l’inflazione, ancora sopra il 3, con la core a +4. Il rischio è che la Bce segua, ciò sarebbe un altro colpo per l’economia italiana ed europea, già fiaccate.

Redazione

 

 

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