Economia

Made in Italy, cade l’export a settembre

La battuta d’arresto è secca, un calo di vendite internazionali del 6,6% che va quasi ad azzerare il bilancio del made in Italy nei primi nove mesi del 2023, lasciando un magro punto percentuale di crescita, caduta evidente dal roboante +20% dello scorso anno. Le vendite del mese si attestano a 51,5 miliardi di euro, 3,5 in meno rispetto allo stesso mese dello scorso anno: in termini percentuali si tratta della maggior caduta da ottobre del 2020. (Sole 24 Ore)

Caduta corale che Istat in termini di volumi indica ancora superiore, pari all’8,7%, dando il senso di un rallentamento deciso del commercio internazionale, dunque non limitato ad un effetto prezzi legato alla discesa dei listini dell’energia.

Male le nostre vendite in Europa quasi ovunque, a partire dai primi mercati di sbocco, con la Germania a cedere il 7,8%, la Francia il 5,4%. Per Berlino il bilancio dei nove mesi è in rosso, con minori acquisti di made in Italy del 2,5%.

Ampia la discesa anche in termini settoriali dove in territorio positivo vi sono soltanto macchinari (+5,4%) e soprattutto auto, in crescita del 20%. Lungo invece l’elenco delle aree in rosso, spesso in calo a doppia cifra, come capita a chimica, mezzi di trasporto, mobili, metalli, elettronica, gomma-plastica.

I dati Eurostat evidenziano peraltro una discesa corale in Europa, non si tratta affatto di un fenomeno solo italiano. La Germania, ad esempio, a settembre lascia sul campo 15 miliardi, frenata di oltre il 10%. E calo analogo in termini percentuali anche in Francia, dove le vendite estere si riducono di cinque miliardi. Per Berlino lo stesso bilancio dei primi nove mesi è in discesa di un punto: tra i maggiori paesi esportatori, solo la Francia riesce ad avere un bilancio non disprezzabile, con una crescita del 4%.

In termini globali l’Unione europea cede in termini di vendite il 9,7% rispetto ai mercati extra-Ue, discesa che va quasi ad azzerare il bilancio dei primi nove mesi dell’anno, con ricavi che si fermano a 1901 miliardi (+0,7%). Energia, materie prime e chimica (in gran parte per l’effetto listini) sono i maggiori responsabili del calo, mentre crescono a valore le esportazioni extra-Ue di meccanica e prodotti alimentari.

Decisiva, in termini geografici, la riduzione verso i due maggiori mercati extra-Ue di sbocco, cioè Stati Uniti e Cina, in frenata rispettivamente dell’1,3% e dell’1,9% nei primi nove mesi del 2023.

La caduta dei prezzi dell’energia ha tuttavia risvolti positivi negli acquisti, che si riducono in nove mesi del 15%, del 33% per l’energia. Come risultato, il disavanzo va quasi ad azzerarsi, rispetto ad un passivo di 360 miliardi con i mercati extra-Ue dei primi nove mesi del 2022. Nella sola energia, in particolare, i minori esborsi in nove mesi sono stati pari a quasi 210 miliardi.

Flessione dell’import visibile anche in Italia, calo del 15,7% a valore, di quasi sei punti a volume. Il che spinge verso l’alto l’avanzo commerciale: 2,3 miliardi nel mese, e oltre 20 da gennaio, a fronte di un passivo record di 34 miliardi nello stesso periodo del 2022.

Redazione

 

 

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