Economia

Idrogeno: Germania e Italia alleate, ma a Roma manca un piano

La Germania e’ entusiasta della collaborazione con l’Italia sull’idrogeno, Roma meno. E non si capisce il motivo. L’ingresso in Borsa venerdì prossimo di Nucera, la società del settore dell’idrogeno partecipata al 66% da Thyssenkrupp e al 34% dall’italiana De Nora, e’ stata salutata “come una storia di autentico successo tedesco-italiano” dal presidente della Camera di commercio tedesco IHK, Klaus Stefan Ruoff, ieri, in occasione del German-Italian Forum organizzato da Itkam ieri a Francoforte. (La Stampa)

Eppure non un sottosegretario, un parlamentare, un esponente politico di peso del governo italiano e’ venuto a rappresentare il Paese ad un evento potenzialmente promettente per le strategie industriali future del Paese.

Il governo di Berlino era pronto a mandare i suoi rappresentanti, ma dal governo e’ arrivato solo un’imbarazzante silenzio, con grande delusione dei potenziali partner. Eppure l’idrogeno sarebbe un’occasione ghiotta per guardare i tedeschi “da pari a pari”, senza complessi di inferiorità, senza il classico schema produttore-fornitore, suggerisce Emanuele Gatti, presidente della Camera di commercio italo-tedesca.

Attraverso South 2 Corridor, la pipeline dell’idrogeno che dall’Algeria arriverà in Austria e Germania passando dalla nostra penisola, l’Italia avra’ un grande vantaggio, racconta Piero Ercoli, Senior vice president Decarbonisation Project di Snam. “Al livello europeo oggi siamo diventati un Paese di transito dell’energia mentre siamo sempre stati un Paese di destinazione se parliamo di gas naturale. E questo e’ un vantaggio relativo rispetto agli altri Paesi europei, perchè chi e’ a valle della nostra catena paga quanto noi o un po’ di più. Mentre prima il gas russo transitava dalla Germania prima di arrivare da noi”. L’idrogeno, continua Ercoli, e’ un settore che va sostenuto. “Quanto l’idrogeno penetrerà nell’industria italiana dipenderà anche da quanto verrà supportato dal sistema politico italiano e europeo”, afferma il manager. “Un recente studio di Confindustria sosteneva che l’idrogeno verde è caro. E lo è perché le realtà rappresentate dallo studio riflettono progetti molto piccoli e decentralizzati”, dice. La decarbonizzazione non porta competitività sui prezzi dell’energia all’inizio, così come e’ stato per le rinnovabili. “Anche le rinnovabili da principio avevano un sussidio nell’ordine di 300 euro al Mwh, ora il mercato si e’ sviluppato e il loro costo e’ sceso di circa 10 volte”, ricorda Ercoli.

“Teniamo presente che la transizione energetica ha un costo, ma lo affrontiamo perché pensiamo che il beneficio sia maggiore, dato che c’e’ un problema più grosso che si chiama climate change”, aggiunge.

Conclude affermando: “La Germania ha una strategia per l’idrogeno dove le sue prospettive vengono definite in modo molto chiaro, noi non ce l’abbiamo ancora una strategia sull’idrogeno che assegni degli obiettivi” e il piano nazionale strategico dell’energia e clima, il Pniec, e’ “in fase di ridefinizione”.

Redazione

 

 

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