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Enel lascia la Russia, venduti asset a Gazprom e Lukoil

Enel lascia definitivamente la Russia – grazie a una deroga al decreto Putin che aveva vietato qualunque cessione di asset russi da parte di società estere – con un assegno di circa 137 milioni di euro, incassato dalla cessione di 3 centrali a gas e due impianti eolici.

Nel 2019 – riporta il Corriere della Sera – il gruppo aveva già venduto una centrale a carbone negli Urali, per ridurre la generazione di elettricità da fonti fossili. La guerra in Ucraina ha accelerato il disinvestimento, con la cessione dell’intera partecipazione, pari al 56,43% nel capitale della controlla Pjsc Enel Russia, a Lukoil e al fondo Gazprom Frezia. A un prezzo inferiore ai circa 200 milioni che la quota valeva 18 mesi fa.

Enel aveva già raggiunto l’accordo di cessione degli asset russi a metà giugno, ma all’inizio di agosto il Cremlino ha emanato un nuovo provvedimento che vieta a tutte le aziende di Paesi considerati ostili da Mosca di vendere asset in Russia. L’eccezione l’ha fatta valere Lukoil: dopo l’approvazione della vendita da parte di Putin e il via libera dell’autorità antitrust russa alla fine di settembre, Enel ha potuto perfezionare l’operazione.

Dopo l’uscita dal mercato russo – conclude Corriere – Enel si concentrerà soprattutto nei Paesi in cui ha una posizione integrata, dove può guidare la crescita, facendo leva sulle opportunità offerte dalla transizione energetica. Già oggi oltre la metà della capacità generata deriva da fonti rinnovabili che fanno di Enel il primo operatore mondiale privato nelle fonti green.

Redazione

 

 

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