Economia

Cina: Pmi manifatturiero ancora debole a giugno

Rallenta anche l’attività dei servizi a 53,2 da 54,5 di maggio. L’attività manifatturiera cinese frena a giugno per il terzo mese di fila: l’indice ufficiale dei responsabili degli acquisti (Pmi) si è attestato a 49 da 48,8 di maggio, rimanendo al di sotto della soglia dei 50 punti che separa l’espansione dalla contrazione e in linea con le previsioni e aumentando la pressione sul governo per più stimoli a sostegno della debole domanda.

Il Pmi non manifatturiero, ha riferito l’Ufficio nazionale di statistica, è sceso a 53,2 da 54,5 di maggio, indicando un rallentamento del settore dei servizi e delle costruzioni.

La Cina è cresciuta più velocemente del previsto nel primo trimestre, in gran parte trascinata dai servizi in scia alla rimozione delle restrizioni anti-Covid, ma la spinta ha progressivamente perso slancio. Gli analisti hanno iniziato a declassare le previsioni economiche per l’economia cinese per il resto dell’anno, dopo che i dati sulla produzione industriale e sulle vendite al dettaglio di maggio hanno deluso le aspettative, segno che la ripresa post-pandemia sempre essere svanita.

Nomura è stata la più ribassista con un taglio delle stime di Pil per il 2023 al 5,1% dal 5,5%, tenendo conto anche dell’ipotesi di nuovi stimoli. Il governo ha fissato un modesto obiettivo di crescita di “circa il 5%” dopo l’ancor più modesto 3% del 2022. Martedì, parlando al World Economic Forum estivo di Tianjin, il premier Li Qiang ha ribadito che Pechino adotterà misure per rafforzare la domanda senza fornire dettagli, ribandendo però che il Paese è “sulla strada giusta” per centrare il target del 5% malgrado i persistenti timori su debito e la fuga di capitali.

Il Pmi composito, che comprende sia l’attività manifatturiera sia quella non manifatturiera, è sceso a 52,3 da 52,9. (Ansa)

Redazione

 

 

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