Economia

Istat, l’Italia non fa più figli, crescita bloccata: nuovo record negativo, i dati che allarmano

L’Italia invecchia. E fa sempre meno figli, firmando un nuovo record negativo di natalità: nel 2022 sono state registrate 393 mila nascite nel Paese, settemila in meno rispetto all’anno precedente. Ben 183 mila in meno rispetto al 2008, anno in cui il numero delle nascite registrò il valore più alto dall’inizio degli anni Duemila. Nel 2022, invece, è arrivata l’ennesima flessione al ribasso di un inverno demografico che sembra inarrestabile. Numeri di un Paese che non cresce più e si svuota sotto il peso dei costi della vita che aumentano, degli stipendi che perdono terreno sull’inflazione e delle politiche per le famiglie che non ci sono. (La Stampa)

L’ultimo Censimento dell’Istat pubblicato ieri disegna questa cartolina della popolazione italiana: per ogni bambino sotto i 6 anni si contano oltre cinque anziani. Un gap generazionale che cresce esponenzialmente dal 1971, quando il rapporto era uno a uno. L’età media in Italia è di 46,4 anni: il 24% della popolazione totale ha già spento 64 candeline, il 12,4% meno di 14. Così, complice la denatalità, l’Italia per la prima volta scende sotto la soglia dei 59 milioni di abitanti: nel nostro Paese vivono 58.997.201 persone. Meno 32.932 rispetto al 2021, oltre un milione di residenti perso da quella quota 60 milioni superata nel 2008. Gli italiani non sono mai stati così pochi dal 2006.

Se il crollo non è verticale è «grazie alla dinamica positiva della popolazione straniera», afferma l’Istat. Sono 5.141.341 i cittadini stranieri residenti in Italia, l’8,7% del totale. Un segno positivo che è merito dei movimenti migratori in ingresso nel Paese, tornati ai livelli osservati prima del brusco stop dovuto alla pandemia. L’età media degli stranieri è molto più bassa di quella italiana. E in proporzione i giovani, in Italia, sono più stranieri che italiani: la popolazione con meno di 10 anni è percentualmente più ampia tra i cittadini stranieri, rappresentando l’11,7% del totale dei suoi residenti, rispetto ai cittadini italiani, dove si arriva al 7,4%.

A sentire maggiormente il calo di popolazione sono, da anni, i piccoli Comuni. Il 2022 non fa eccezione, soprattutto per i paesi sotto i 5 mila abitanti. A perdere più residenti è il Mezzogiorno: tra gli spostamenti interregionali, uno su tre interessa i flussi che dal Sud si dirigono verso il Centro-nord.

Tra le concause del calo demografico in Italia anche un altro fenomeno rilevato dall’Istat, in questo caso dal report «Matrimoni, unioni civili, separazioni e divorzi»: la quota di giovani che resta nella famiglia di origine fino alla soglia dei 35 anni è pari al 61,2%, quasi tre punti percentuali in più rispetto ai primi anni Duemila. Una permanenza nel nido familiare che comporta un rinvio, rispetto ai decenni passati, delle altre fasi della vita: dal matrimonio – in calo nel 2023 dopo anni di segno più – alla genitorialità.

Sommando tutti questi numeri e non solo, le ultime previsioni Istat sul futuro demografico – aggiornate anche loro al 2022 – non disegnano un quadro ottimista: dai quasi 59 milioni di abitanti di oggi si scenderà fino ai 54,5 milioni del 2050 (e ai 45,8 milioni del 2080).

Redazione

 

 

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