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Il Met di New York venderà alcune opere per fronteggiare il calo di fatturato

Si chiama “deacession”, ovvero rimozione permanente da una collezione museale, il piano B del Metropolitan Museum di New York. A mali estremi, estremi rimedi. È ciò a cui sta pensando l’amministrazione museale per far fronte ad una perdita di 150 milioni di dollari a causa della pandemia.

Il museo ha chiuso lo scorso marzo quando il virus si è abbattuto in modo feroce sulla Grande Mela e ha riaperto il 29 agosto, ma con una capienza consentita pari al 25% di quella solita. Il Met conta 2.200 dipendenti e una collezione di 500mila opere e per la prima volta nella sua storia sta valutando la possibilità di venderne una parte (fino ad ora era stato concesso solo per acquisire nuove opere).

Come racconta Repubblica, non sarebbe il primo caso a New York: a settembre il Brooklyn Museum che vanta una collezione di 160mila pezzi, dall’Antico Egitto al contemporaneo, ha messo all’asta ben 12 opere, tra cui capolavori di Lucas Cranach il Vecchio, Gustave Courbet e Jean-Baptiste Camille Corot.

Redazione

 

 

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