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Cingolani: “Non possiamo fallire. La sfida più grande è la burocrazia”

“Quando avrò finito di prestare le mie competenze tornerò a fare il mio mestiere”, parla così Roberto Cingolani, a capo del Ministero per la Transizione ecologica.

Proprio al suo settore nel Recovery Plan sono stati dedicati quasi 70 miliardi: “Abbiamo preso di gran lunga più risorse di tutti in Europa, fosse solo per orgoglio nazionale non possiamo essere così stupidi da fallire. Abbiamo target ben precisi, imposti dalle organizzazioni internazionali: dobbiamo ridurre del 55% le emissioni entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990, e arrivare alla decarbonizzazione completa nel 2050”, spiega in un’intervista a La Stampa.

Per raggiungere questi obiettivi è importante puntare sulle rinnovabili: “́Dobbiamo arrivare a installare fino a 70 gigawatt di energie rinnovabili nei prossimi dieci anni. Al momento riusciamo a farne 0,8 all’anno, invece dei 6 previsti. Con questo ritmo l’obiettivo lo raggiungiamo a fine secolo, quando per il pianeta sarà troppo tardi. Voglio essere chiaro con chi critica o è scettico: qui stiamo parlando di una prima accelerazione di 5 anni, in cui bisogna porre le basi, ma poi ne restano altri 25, da affrontare senza Recovery”.

Il ministro ha coniato l’espressione “transizione burocratica” sottolineando la necessità di snellire i processi autorizzativi: “Il problema è la burocrazia, il lungo iter autorizzativo, è questa la sfida più grande che abbiamo davanti: le nostre aziende partecipano alle gare solo se ci sono regole chiare, altrimenti vanno a lavorare all’estero, come avviene ora”.

Sull’idrogeno Cingolani spiega: “L’obiettivo è arrivare a una manifattura e a una mobilità basate sull’idrogeno verde, cioè estratto grazie a fonti rinnovabili, senza produrre emissioni inquinanti. Ma ora non siamo pronti: se domani una nave aliena ci portasse una enorme quantità di idrogeno non sapremmo cosa farci, come stoccarlo o trasportarlo. È necessario trasformare la nostra società, renderla capace di cambiare la sua organizzazione e le sue strutture energetiche”.

Sul futuro dell’esecutivo di cui lui stesso fa parte, il fisico dichiara: “Non so se Draghi andrà al Quirinale, ma qualsiasi cosa decida la farà benissimo: è una persona di grandissima capacità e umanità, sa delegare, con il suo prestigio ha ridato autorevolezza all’Italia. Credo, comunque, che un anno sia il minimo indispensabile per portare avanti le cose che vanno fatte, io resto finché servo, ma tanto al massimo arriveremo a fine legislatura”.

Redazione

 

 

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