“Portiamo le imprese fuori dalla pandemia”, questo il grido di allarme di Confesercenti che ha promosso una petizione per chiedere un piano per poter ripartire in sicurezza.
“Bisogna fare attenzione a che non si crei una guerra tra poveri, dipendenti che rischiano il posto da una parte, piccoli imprenditori dei servizi dall’altra”, afferma al Corriere della Sera Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti.
Diverse le richieste al Governo: “Primo, accelerare i tempi dei ristori. All’inizio della pandemia i ritardi potevano essere imputabili a una macchina che doveva partire, ora non più. La prospettiva è un nuovo scostamento di bilancio: noi chiediamo un decreto ad hoc per il macro-settore più colpito dalla crisi: commercio, turismo e servizi. È necessario che i sostegni siano parametrati sulle perdite, non sul calo del fatturato. Ci sono imprese con cali del fatturato sotto il 30% che devono però fare i conti con costi fissi molto alti, il risultato è che alla fine stanno peggio di altre attività con perdite di fatturato maggiori”, spiega De Luise.
Un altro tema da affrontare è quello della questione fiscale: “Quest’anno ci troveremo a pagare i mancati versamenti dell’anno scorso più gli acconti: le nostre aziende non ce la possono fare”.
“Ora stiamo vivendo un periodo difficile ma dobbiamo già pensare alla ripartenza. Ponendo le basi perché le fratture siano ricomposte. Ci vuole condivisione su una revisione complessiva del sistema fiscale. Con lo stesso atteggiamento però bisogna porre mano anche ad altro. Penso a un serio piano di infrastrutture che rilanci il turismo. Prima della pandemia rappresentava il 13% del Pil. Potremmo fare di più se avessimo le nostre città d’arte e i nostri borghi meglio collegati tra loro. Sempre più la competizione non sarà tra imprese ma tra territori. Diamoci un orizzonte, programmiamo fin d’ora la ripartenza. E anche le riaperture, magari collegandole a determinate soglie di andamento della pandemia”, conclude De Luise.
