Attualità e politica

Molteni: “Non mi confronto con offese da bestiario. Ora la priorità è il bene del paese”

“Io mi confronto sul piano politico, non con le offese da bestiario. Ho il telefonino pieno di messaggi di congratulazioni da parte di parlamentari del Pd e dei 5 stelle: penso di essere tutto tranne che divisivo, credo di essere una persona di dialogo e di buon senso, e devo dire che questo mi viene anche riconosciuto. Il racconto del Molteni che divide è stata un’operazione giornalistica”, lo ha affermato Nicola Molteni, 44 anni leghista, che è tornato a ricoprire il ruolo di sottosegretario al ministero dell’Interno. Si tratta di una carica che conosce bene e che ha già rivestito durante il governo Conte uno.

Proprio su quell’esecutivo e sui decreti sicurezza, il leghista afferma al Corriere della Sera: “I decreti sicurezza, che io condivido al 100%, sono ancora del tutto in vigore per l’80%. È stata modificata la parte sull’immigrazione, ma il fatto che tutto il resto non sia stato toccato credo sia la prova che siano degli strumenti utilissimi”.

Sulle critiche mosse al suo successore dell’epoca Luciana Lamorgese, Molteni dichiara: “Io sono convinto che il confronto e il dialogo siano davvero un valore. Peraltro, in questo momento il bene del paese viene prima di qualsiasi interesse di parte. Per questo Salvini ha scelto di portare la Lega, il primo partito italiano, a dare un grande contributo a questo governo”.

Su uno dei temi più caldi al Viminale, quello dell’immigrazione, Molteni ritiene che Mario Draghi possa avere un ruolo decisivo: “Io ho molto apprezzato il premier Draghi quando ha parlato di immigrazione. Ha rilanciato una maggior partecipazione dell’Ue ricordando che i confini italiani sono i confini dell’Ue. E ha anche definito “cruciale” una politica europea sui rimpatri. Io credo davvero che per l’Italia vadano benissimo le politiche sull’immigrazione che adottano gli altri paesi europei, che hanno frontiere invalicabili”.

Intanto, riprenderebbe il lavoro lasciato cominciando dal taser: “Il taser, la pistola a impulsi elettrici, era stata introdotta nel 2014 con ministro Alfano. Salvini ha ripreso la sperimentazione con grande successo e poi tutto si è bloccato. Il taser non è uno strumento di offesa ma di difesa. Il nostro stimolo al governo è quello di sottolineare il valore della sicurezza, che peraltro non è né di destra né di sinistra, ma di civiltà. In un momento in cui la crisi economica rischia di trasformarsi in crisi sociale e magari in crisi di ordine pubblico, lo Stato deve essere presente e visibile”.

Redazione

 

 

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