Attualità e politica

Palamara a LaChirico: ‘Io in politica? Potrei dare una mano. Su intercettazioni e toghe politicizzate Berlusconi aveva ragione’

Per prima cosa, a Luca Palamara chiediamo: lei si sente un “pentito”? “Questa parola non si addice al mio racconto e alla mia storia professionale, io voglio far sapere come sono andate davvero le cose”. Palamara è un ex magistrato, rimosso dall’ordine giudiziario per lo scandalo delle nomine pilotate, delle serate all’Hotel Champagne a discutere con i politici di tasselli e poltrone giudiziarie.

“Far passare l’idea che il sistema correntizio si dispieghi attraverso un’unica persona stride con la realtà – dichiara Palamara a LaChirico – E’ vero, le correnti dominano gli assetti interni della magistratura, io sono contento delle nomine che ho perorato e realizzato, persone di qualità scelte anche perché appartenenti a questa o a quella corrente. Per intenderci, anche la nomina dell’attuale vicepresidente del Csm David Ermini è stata da quel ‘sistema’ da tutti adesso demonizzato, un po’ in ritardo”. Insomma, tutti sapevano e nessuno si lamentava. “Se la Costituzione prevede che al Csm ci sia una componente laica, di nomina parlamentare, è naturale che magistratura e politica si confrontino”.

Il vicepresidente Ermini l’ha definito una “scoria”. “Guardi, non provo rancore, ma penso che il vicepresidente abbia abdicato al suo ruolo istituzionale con quelle affermazioni: chi riveste cariche istituzionali deve usare un linguaggio consono e appropriato”. Lei è caduto vittima del circo mediatico con le sue conversazioni telefoniche, anche privatissime, squadernate sui giornali. “Non me ne sono accorto oggi, già agli inizi della carriera ricordavo che una delle libertà fondamentali è la segretezza della corrispondenza. Se vogliono usare le mie chat, io dico: giochiamo come nel film Perfetti sconosciuti e mettiamo sul tavolo i telefoni, condividiamo le chat degli attuali consiglieri, che so io, le conversazioni risalenti ai giorni in cui si decideva il procuratore capo di Roma o qualcuno si autocandidava come procuratore aggiunto o procuratore generale della corte di cassazione. Il responsabile del ‘sistema’ non sono soltanto io”.

Lei ha scritto un libro, con Alessandro Sallusti, dal titolo, appunto, “Il Sistema” (ed. Rizzoli): al termine della lettura un cittadino ha paura di procure e tribunali. “Ma quello che racconto riguarda una cerchia ristretta dei magistrati, la più parte sono professionisti seri e dediti al lavoro”. Infatti quelli che lavorano negli uffici non hanno il tempo per le sedute notturne alle quali lei si dedicava per trattare su questa o su quella nomina. “E’ vero ma io sedevo al Csm ed ero il riferimento di una corrente. Le pare normale che adesso, se si sceglie un incarico direttivo, si chiede al candidato di verificare se abbia interloquito con la mia persona. Ma che sono diventato, un appestato? Allora lo mettano per iscritto con una norma ad hoc: verificare se in possesso di chat con Palamara. Questo significa delegittimare una persona”.

Le piacerebbe ricucire con l’ex procuratore Giuseppe Pignatone? “Con lui avevo un rapporto non solo professionale ma anche umano, la nostra vicinanza si è rotta quando un trojan ha portato all’esterno le mie conversazioni private, frutto di un momento di tensione personale e di rabbia, chiaramente lui ci è rimasto male, forse offeso, ma quelle conversazioni erano figlie di alcune confidenze che mi erano state fatte da un magistrato, Stefano Fava, a proposito di un fascicolo che riguardava alcuni familiari dello stesso Pignatone. Io però non riesco a covare sentimenti negativi o di vendetta, ho anche io pregi e difetti come tutti, mi piacerebbe avere un confronto con lui, de visu, gli direi che bisogna raccontare verità dei fatti”.

Lei è stato un acerrimo avversario di Silvio Berlusconi ma oggi, a leggere il suo libro, si direbbe che su intercettazioni e toghe politicizzate il Cavaliere ci aveva visto giusto. “Sì, aveva ragione. Io non rinnego le mie posizioni in difesa dell’autonomia della magistratura né nascondo il fatto che negli anni dei governi di centrodestra toccava anche a noi fare opposizione a causa della debolezza del Pd, il ruolo di opposizione ricadeva tutto sulle spalle dell’Anm. Tuttavia chi pensava di poter risolvere il problema processando una sola persona ha fallito”.

Lei sembra anche aver ricucito con Matteo Salvini dopo qualche sms non proprio garbato nei confronti del leader leghista. “Mi ha fatto piacere ristabilire la correttezza del linguaggio istituzionale. Dopo il provvedimento di rimozione dall’ordine giudiziario, ho iniziato una esperienza nella commissione giustizia nel Partito radicale mettendo a disposizione il mio vissuto. Sono pronto a dare una mano nella materia”. Insomma, potremmo incontrare, tra qualche tempo, un Palamara politico? “Potrebbe accadere, perché no?”.

Redazione

 

 

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