Economia

Welfare aziendale, come vengono sostenute le neomamme al loro rientro

Il 63% delle donne che ha lasciato il lavoro nel 2022, lo ha fatto per l’impossibilità di conciliare carriera e famiglia. Sono 44.699 le lavoratrici che, secondo l’ultima “Relazione annuale sulle convalide delle dimissioni delle lavoratrici madri e dei lavoratori padri” dell’Ispettorato nazionale del Lavoro, hanno rinunciato alla propria occupazione: il 72,8% delle dimissioni totali. Per contribuire a ridurre il numero delle donne che lasciano il lavoro nel primo anno di vita del bambino, un ruolo importante spetta alle imprese, chiamate ad accompagnare il percorso di nascita e rinascita delle mamme con un nuovo modello di welfare, basato su due pilastri: ascolto e valorizzazione della cura. (Il Sole 24Ore)

Numerosi i benefici che ne derivano in termini di produttività, riduzione del tasso di assenteismo, coinvolgimento dei dipendenti, come testimoniano i risultati ottenuti dalle imprese che hanno scelto di investire sulla maternità.

«L’attenzione ai temi di inclusione, diversità, benessere dei dipendenti sta diventando una costante per un numero crescente di aziende virtuose e lungimiranti che hanno colto i vantaggi economici, di business, di organizzazione che derivano da queste pratiche – commenta Riccarda Zezza, ceo e fondatrice di Lifeed –. Tuttavia, il cambiamento si consolida se riguarda la cultura diffusa, non solo poche buone prassi. Siamo lontani dall’aver sostituito la convinzione che il diventare genitori rappresenti una fase di vuoto nel proprio percorso di crescita professionale. A capirlo e a cambiare questa cultura sono chiamate in prima linea le donne».

La maternità diventa palestra per allenare competenze come la leadership, la capacità di gestire il cambiamento o l’empatia. «Se l’approccio cambia e si demolisce lo stereotipo per cui la vita privata distrae dal lavoro, la nuova visione si allarga su tutto e saremo in grado di vedere i talenti che abbiamo in azienda come non li abbiamo mai visti», aggiunge Zezza.

La maternità diventa così uno strumento per consolidare le proprie competenze. E cresce il numero delle imprese consapevoli. Diverse le azioni messe in campo, come il coaching per i neogenitori. «Lavoriamo sullo sviluppo individuale, sulla conciliazione dei tre pilastri che compongono la nuova identità delle persone: donne, mamme, professioniste – racconta Giovanna D’Elia, coach e HR director di Focus Consulting –. Da diversi anni abbiamo avviato percorsi di coaching in collaborazione con le imprese pronte al cambiamento culturale in atto, come la Banca Popolare di Puglia e Basilicata. In aula favoriamo il confronto con le altre mamme e lo scambio di esperienze e poi coinvolgiamo responsabili e top management per attivare processi di ascolto virtuosi».

Redazione

 

 

Articoli Correlati

Lascia un commento

Back to top button
Do NOT follow this link or you will be banned from the site!