Internazionale

Russia: balzo in avanti della vendita di vodka. Tornano le celle per ubriachi

Vladimir Putin ha approvato a fine anno una legge, in vigore dal primo gennaio, che riesuma le celle per gli ubriachi. Ogni anno perdono la vita 50mila russi per il bere, 10mila persone muoiono per ipotermia dopo essersi accasciate per terra al freddo a causa di una forte sbronza. Nel 2020, inoltre, la vendita di vodka ha subito un balzo in avanti del 65% durante il lockdown.

Le legge si basa su una collaborazione tra pubblico e privato e prevede che gli ubriachi trascorrano la notte nella cella fino a che la sbornia non si sia esaurita. Potranno essere prelevati dalla polizia e dovranno, questa è la novità, pagare una tariffa su base regionale, che si aggirerà tra i 1.500 e i 2mila rubli a notte, circa 16-22 euro, come racconta Repubblica.

La prima stazione di disintossicazione, come veniva chiamata, è sorta nel 1902 a Tula, a Sud di Mosca, per soccorrere i lavoratori congelati per strada ed evitare che morissero. Nell’Unione Sovietica compaiono nel 1931 come stazioni per smaltire la sbornia. Sotto Stalin, diventano però dei mezzi di repressione. Qui le persone venivano denudate e portate sotto una doccia fredda e, nel caso degli uomini più violenti, venivano picchiati e legati. Venivano rilasciati la mattina dopo, non prima delle 5, e veniva inviata una notifica al datore di lavoro affinché prendesse provvedimenti.

Con il crollo dell’Urss le celle sono state dimezzate e nel 2011 il presidente Dmitrij Medvedev ha deciso che l’assistenza sarebbe passata alla Sanità. Con il conseguente sovraffollamento degli ospedali, le autorità hanno allora cominciato a ripensare alle stazioni di disintossicazione. Nel 2018 sono state riattivate nelle città che ospitavano i mondiali di calcio fino alla legge di pochi giorni fa promulgata da Putin.

Redazione

 

 

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